Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/248

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scerse la chioma folta del fico che sopravanzava sulla cinta del cortile, scerse la finestra della sua stanza; e seduta com’era sul fondo della barca, appoggiò il gomito sulla sponda, chinò su quello la fronte, come per dormire, e pianse segretamente.

Addio, montagne sorgenti dalle acque, ed erette al cielo; cime ineguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente non meno che lo sia l’aspetto dei suoi più famigliari; torrenti dei quali egli distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono in quel momento i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che un giorno tornerà dovizioso. Quanto più s’avanza nel piano, il suo occhio si ritrae fastidito e stanco da quella ampiezza uniforme; l’aere gli simiglia gravoso e senza vita; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose, le case aggiunte a case, le vie che sboccano nelle vie pare che gli tolgano il respiro;

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