Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/329

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va alla finestra, apre un pochetto, fa capolino; son dessi. — E la lettiga? Diavolo! dove è la lettiga? Tre, cinque, otto; ci son tutti; c’è anche il Griso; la lettiga non c’è: diavolo! diavolo! il Griso me ne renderà conto.—

Entrati che furono, il Griso depose in un angolo d’una stanza terrena il suo bordone, depose il cappellaccio e il sanrocchino, e come portava la sua carica, che in quel momento nessuno gl’invidiava, salì a render quel conto a don Rodrigo. Questi l’aspettava in capo della scala; e vistolo apparire con quella goffa e sguaiata presenza del birbone deluso, “ebbene”, gli disse, o gli gridò: “signor spaccone, signor capitano, signor lasci-fare-a-me?”.

“L’è dura,” rispose il Griso, restando con un piede sul primo scalino, “l’è dura di riscuoter dei rimproveri, dopo aver lavorato fedelmente, e cercato di fare il proprio dovere, e arrischiata anche la pelle.”

“Com’è andata? Sentiremo, sentiremo,” disse don Rodrigo; e s’avviò verso la sua stanza, dove il Griso lo seguì, e tosto fece la sua relazione di ciò ch’egli aveva disposto, fatto, veduto e non veduto, inteso, temuto, riparato; e la fece con quell’ordine e con quella confusione, con quella dubbiezza e con quello