Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/338

Da Wikisource.

331

tato un uomo come gli altri, crepava di voglia di vantarsene. E quantunque Tonio, che pensava seriamente alle inquisizioni e ai processi possibili, e al conto da rendere, gli facesse, colle pugna sul muso, di gran precetti, pure non ci fu verso di soffocargli in bocca ogni parola. Del resto Tonio anch’egli, dopo essere stato quella notte assente di casa in ora insolita, tornando a casa con un passo e con un sembiante insolito, e con una agitazione d’animo che lo disponeva alla sincerità, non potè dissimulare il fatto a sua moglie, la quale non era muta. Chi parlò meno, fu Menico; perchè appena ebbe egli raccontato ai parenti la storia e l’oggetto della sua spedizione, parve a questi così terribil cosa che un loro figliuolo fosse stato dentro a guastare una faccenda di don Rodrigo, che quasi quasi non lasciarono finire al ragazzo la sua narrazione. Gli fecero poi tosto i più forti e minacciosi comandamenti, che si guardasse bene di dar pure un cenno di nulla: e al mattino vegnente, non parendo loro di essersi abbastanza assicurati, risolvettero di tenerlo chiuso in casa per quel giorno, e per qualche altro ancora. Ma che? eglino stessi poi, novellando con la gente del paese, e senza voler mostrare di saperne più che altri, quando si veniva a quel punto oscuro