Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/73

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rinchiusa; che pregassi bene il Signore; e ch’egli sperava che colui, non mi veggendo, non si curerebbe più di me. E fu allora ch’io mi forzai,” proseguì ella, rivolgendosi di nuovo a Renzo, senza alzargli però gli occhi in volto, e arrossendo tutta, “fu allora ch’io feci la sfacciata, e che vi pregai io che procuraste di far presto, e di conchiudere prima del tempo che si era stabilito. Chi sa che cosa avrete pensato di me! Ma io faceva per bene ed era stata consigliata, e teneva per certo.... e questa mattina io era tanto lontana da pensare....” Qui le parole di Lucia furono tronche da un violento scoppio di pianto.

“Ah birbone! ah dannato! ah assassino!” sclamava Renzo scorrendo innanzi e indietro per la stanza, e stringendo di tratto in tratto il manico del suo coltello.

“Oh che imbroglio, per amor di Dio!” sclamava Agnese. Il giovine si arrestò subitamente dinanzi a Lucia che piangeva; la guardò con un atto di tenerezza accorata e rabbiosa, e disse: “questa è l’ultima che fa quell’assassino.”

“Ah, no, Renzo, per amor del cielo!” gridò Lucia. “No, no, per amor del cielo! Iddio c’è anche pei poveri; e come volete che ci aiuti, se facciamo del male?”