Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/145

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sarebbero corsi a gara grandi e piccioli, a conculcarlo, messosi volontariamente a terra, veniva risparmiato da tutti e inchinato da molti.

Vero è che v’era pur di molti, a cui quello strepitoso mutamento dovè recar tutt’altro che soddisfazione: tanti esecutori stipendiati di delitti, tanti altri socii nel delitto, che perdevano una così gran forza sulla quale erano avvezzi a far conto, che anche si trovavano in un tratto rotti i fili di trame ordite di lunga mano, nel momento forse che aspettavano la nuova dell’adempimento. Ma già abbiamo veduto che varii sentimenti quella conversione facesse nascere negli scherani che si trovavano allora presso al loro padrone, e che la udirono annunziare dalla sua bocca: stupore, dolore, abbattimento, cruccio; un po’ di tutto, fuorchè disprezzo nè odio. Lo stesso accadde agli altri ch’egli teneva sparsi in diversi posti, lo stesso ai complici di più alto affare, quando riseppero la terribile novella, e a tutti per le cagioni medesime. Molto odio, come trovo nel luogo altrove citato del Ripamonti, ne venne piuttosto al cardinal Federigo. Risguardavano questo come uno che si era inframmesso da nemico nei loro affari; l’innominato aveva voluto salvar l’anima sua: nessuno aveva ragion di lagnarsene.