Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/158

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premurosamente novelle di Lucia; e, udite che l’ebbe, si volse per accompagnare al castello i nuovi ospiti, come fece, a malgrado della loro resistenza cerimoniosa. Agnese lanciò al curato un’occhiata che voleva dire: veda un po’ se c’è bisogno ch’ella s’inframmetta tra noi due, a dar pareri?

“Sono arrivati alla sua parrocchia?” gli domandò l’innominato.

“Signor no, che non gli ho voluti aspettare quei diavoli,” rispose questi. “Sa il cielo se avrei potuto uscir loro vivo delle mani, e venire a dar disturbo a vossignoria illustrissima.”

“Or bene, si faccia pur cuore,” riprese l’innominato: “che ora ella è bene in sicuro. Quassù non verranno; e se ci si volessero provare, siam pronti a riceverli.”

“Speriamo che non vengano,” disse don Abbondio. “E sento,” soggiunse, accennando col dito ai monti che chiudevano la valle di rincontro, “sento che, anche da quella a parte, giri un’altra masnada di gente, ma... ma...

“È il vero,” rispose l’innominato: “ma non dubiti, che siam pronti anche per loro.”

— Tra due fuochi, — diceva in sè don Abbondio: — proprio tra due fuochi. Dove