Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/202

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dell’altro contagio, dei quali i corpi erano quivi sepolti; e, pigliando dalla divozione opportunità di divertimento e di spettacolo, v’andavano ognuno nella gala che potesse maggiore. Era in quel giorno morta di peste, fra gli altri, una intera famiglia. Nell’ora del maggior concorso, per mezzo alle carrozze, ai cavalcatori, ai passeggianti, i cadaveri di quella famiglia furono, d’ordine della Sanità, tratti al cimitero suddetto, sur un carro, ignudi; affinchè la folla potesse vedere in essi il marchio manifesto, il brutto suggello della pestilenza. Un grido di ribrezzo, di terrore, si levava per tutto dove passava il carro; un lungo mormorìo regnava dove era passato, un altro mormorìo lo precorreva. La peste fu più creduta: ma del resto ella s’andava ogni dì più acquistando fede da sè; e quella riunione medesima non dovè servir poco a propagarla.

Da prima adunque, non peste, assolutamente no, in nessun modo: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l’idea si ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste; vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste appunto appunto, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza