Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/226

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gione della persuasione generale e delle affermazioni di molti scrittori. Allo stesso modo, nel lungo e tristo periodo delle inquisizioni giudiziarie per affari di stregheria, le confessioni, non sempre estorte, degl’imputati, servirono non poco a promuovere e a mantenere l’opinione che regnava intorno ad essa: chè, quando una opinione ottiene un vasto e lungo regno, ella si esprime in tutti i modi, tenta tutte le uscite, scorre per tutti i gradi della persuasione; ed è difficile che tutti o moltissimi credano a lungo che una cosa strana si faccia, senza che venga alcuno il quale creda di farla.

Fra le storie che quel delirio delle unzioni produsse, una merita d’essere menzionata, pel credito che acquistò e pel giro che fece. Si raccontava, non da tutti a un modo (che sarebbe un troppo singolar privilegio delle favole), ma a un dipresso, che un tale, il tal dì, aveva veduto fermarsi sulla piazza del duomo un tiro a sei, e dentro, con un gran seguito, un gran personaggio, d’aspetto signorile, ma fosco e abbronzato, cogli occhi accesi, coi capelli ritti, e il labbro atteggiato di minaccia. Lo spettatore, invitato a salire nel cocchio, v’era salito: dopo un po’ d’aggirata, s’era fatto alto e smontato alla porta d’un palazzo,