Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/94

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ai canti, accosciati in sulle lastre, lungo le case e le chiese; limosinando lamentabilmente, o esitanti tra il bisogno e una vergogna non ancora domata, sparuti, spossati, rabbrividanti pel digiuno e pel verno nei panni logori e scarsi, ma che in molti serbavano ancora segno d’una antica agiatezza; come nella scioperaggine e nell’avvilimento, compariva non so quale indizio di abitudini operose e franche. Rimescolati nella deplorabile turba, e non picciola parte di essa, servi licenziati da padroni caduti allora dalla mediocrità nella strettezza, o pur da facoltosi e da grandi, divenuti inabili, in un tale anno, a trattenere quella solita pompa di seguito. E per ognuno, a così dire, di questi diversi indigenti, un numero di altri, avvezzi in parte a vivere del guadagno di essi: figliuoli, donne, vecchi parenti, aggruppati coi loro antichi sostenitori, o dispersi in altre parti all’accatto.

V’erano pure, e si discernevano ai ciuffi scarmigliati, ai brani di vesti sfarzose, o anche a un certo chè nel portamento e nel gesto, a quel marchio che le consuetudini stampano sui volti, tanto più rilevato e distinto, quanto più sono strane, molti di quella genìa dei bravi che, perduto, per la condizione comune, quel loro pane scelerato, ne andavano cercan-