Pagina:I versi latini di Giovanni del Virgilio e di Dante Alighieri, Venezia, 1845.djvu/69

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Io, se degno men credi, eccoti io primo,
Qual cherco delle Muse, e del sonante
50Maron valletto, del ginnasio a tutti
Godrò mostrarti di Penea corona
Dei vincitori al paro incoronato
Ambe le tempie, ed olezzante; io, come
Sovra destriero banditor sonoro,
55Che a sè medesmo plaude, i fatti egregi
Nell’annunziar al popolo festante.

E l’orecchio di già suoni guerreschi
Mi percuotono orrendi. E a che sospira
Il gran padre Apennino? Il mar Tirreno
60A che provoca mai? ed a che freme
L’un Marte e l’altro? — Ah! tocca pur la cetra,
E pon di tanti alle fatiche un freno.

Se non canti di ciò, gli altri poeti,
Sospesi in aspettar che solo a tutti
65Tu ne pigli a cantar, tutto in oblio
Lascieranno cader.

                                Pur, la speranza
Poichè mi desti di veder le sponde
Dell’Eridàno, e di cortesi note
Concedermi l’onor, se non t’incresce
70D’aver pria letto questi carmi imbelli,
Che a cigno arguto un papero s’arrischia
Di sussurrar, maestro, o mi rispondi,
O non voler delusi i voti miei.