Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
DANTE ALLIGHIERI
A GIOVANNI DEL VIRGILIO
Egloga I.
Mopso e Titiro.
Giunger a noi vedemmo in negre note
Da bianco foglio sopportati carmi,
Che altri spremeva da Pierio petto;
E intenti a noverar, qual è costume,
5Le già pasciute pecorelle, meco
Sotto una quercia Melibeo giaceva.
M. Ed ei, che pur bramava unirsi al canto:
Titiro, disse, che mai vuolsi Mopso?
Tu ce lo narra.
T. O Mopso, io ne rideva:
10Ma quegli e più più davami stretta.
Io vinto dall’amor che per lui sento,
E alfin deposto, a mala pena, il riso:
Stolto, gli dico, e qual follia ti prende?
Te chiedono piuttosto le caprette,
15Che son pur la tua cura, ancor che magra
La cenetta t’attristi. Ignoti affatto
Ti sono i paschi, che coll’alte cime
Nasconditor del sol Menalo adombra,
Ed àn vario color, d’erbe e di fiori.
20Un fossatello umil di salci al rezzo