Pagina:I versi latini di Giovanni del Virgilio e di Dante Alighieri, Venezia, 1845.djvu/83

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     50Così, vecchio divin, così sarai,
     Da lui venuto, un altro lui (che certo
     Tu se’ il medesmo o il pari a lui, se al samio
     Vate creder dobbiam) e tanto a Mopso
     Sia conceduto, quanto e’ fu concesso
     55A Melibeo. Ahimè! che tu ten giaccia
     Sott’esso polveroso e rozzo tetto,
     E sdegnoso a ragion, che tu sospiri
     Tolti alla greggia tua dell’Arno i paschi,
     Dell’ingrata città con vitupero,
     60Non dirlo a Mopso, e non voler che versi
     Le gote ad irrigar di pianto un fiume!
     Non tormentar te stesso, ed egli insieme,
     Di cui tanto è l’amor, tanto ti stringe,
     Mel credi pure, amabil veglio, al seno,
     65Quanto legasi intorno ad olmo eccelso
     Con cento nodi la pampinea vite.
     Oh! se giorno verrà, che a te ridoni
     Nel tuo fonte veder la tua canuta
     E sacra chioma biondeggiar di nuovo,
     70Dalla tua stessa Fille in ordin posta,
     Quanto stupor di tue capanne algose
     Ti prenderà! Tu nel frattempo or dunque
     Togliti al tedio, e alla letizia attendi.
     Vieni con me, che il puoi, vieni a posarti
     75Degli ozii miei negli antri amati, e meco
     Prendi a cantar; noi canteremo entrambi.
     Io con lieve zampogna, e tu con grave;
     Maestro mi sarai, come s’addice
     All’età di ciascun. Vedi, egli stesso