Pagina:I versi latini di Giovanni del Virgilio e di Dante Alighieri, Venezia, 1845.djvu/91

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DANTE ALLIGHIERI

A GIOVANNI DEL VIRGILIO.

Egloga II.

Alfesibeo Melibeo Titiro.


 
Gittato il vel di Colco il presto Eoo,
E gli altri alati corridori il vago
Titan traean per l’orbita, dal punto
In cui la vetta a dechinar comincia;
5E del carro tenean le ruote il mezzo,
E gli obbietti, che fulgidi da pria
Eran vinti dall’ombre, or l’ombre stesse
Vincean, lasciando ribollire i campi.
Titiro quindi, e Alfesibeo del bosco
10Ripararono al rezzo, e l’uno e l’altro
Mosso a pietà del gregge suo, di tigli
E di platani e frassini per entro
D’ombroso l’adducean denso boschetto.
E là, mentre commiste alle caprette,
15Le pecorelle sull’erba silvestre
Corcate aspiran l’aer per le narici,
Titiro, veglio ch’era, riparato
Un acero sott’esso, al soporoso
Odor di quelle foglie ancor più grave,
20Svelse dal tronco di gran pero un forte
Nodoso bastoncel, cui s’appoggiando
Stette, fin che dicesse Alfesibeo.