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due rispettabili matrone dai capelli grigi e un po’ baffute: e nella sua piccola logica infantile non poteva chiamare con lo stesso nome una giovanetta dai capelli neri e dal viso che non aveva nulla di virile.

La sera del giorno memorabile andammo tutti a fare una passeggiata lungo mare, verso l’Ardenza: e il babbo trasse occasione dalla vista dello spettacolo grandioso per parlarmi a lungo di Dio e dei miei nuovi doveri di fanciulla cristiana.

Il signor Giuseppe mi regalò in quell’occasione una copia del Genio del Cristianesimo dello Chateaubriand: e quella lettura staccandomi dai miti greci che cominciarono a ispirarmi subito un leggiero disgusto, m’innamorò di tutta la grande poesia cristiana...

Allora tornò a sorridenni nel pensiero il ricordo di Montemurlo, della sua poetica chiesa, delle funzioni religiose che in essa si celebravano nei giorni festivi.

Venere, Giunone, Apollo, Giove, Nettuno e Plutone presero la fuga, inseguiti dalle processioni cristiane salmodianti gl’immortali inni davidici.

Verso la fine del 1863, fai tolta dall’Istituto Wulliet per più ragioni, una delle quali mi dette argomento del seguente bozzetto che trascrivo pari pari dal volume Le mie vacanze edito dal cav. Paolo Carrara di Milano. L’egregio editore mi perdonerà se mi approprio una pagina mia e ... non mia: ma io non saprei come più sinceramente (se non artisticamente!) finire la storia della mia prima scuola. Questo bozzetto s’intitola: La prima volta.