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MENSILE BARETTI Le edizioni dei Baretii Casella Postale 472 TORINO ABBONAMENTO p«r II 1924 L. 10 ■ Ettaro L. 15 ■ Sostenitore L.;i00 • Un numero separslo L. 1. CONTO CORRENTE POSTALE Anno III - N. li - Novembre 1926 Fondatore: PIERO OOBETT1 SOMMARIO • N. SÀPBONO: Inlrodution* «gli studi frsacsscsnl - 0. A. PBRITORB: U potila di Dltgo Valsrl - S. CARAMELLA: L’nlllmo Sha»* — B. SHAW i L’tvoluslonUmo sai («atro — UNO DEI VERRI: U gloalra dal pugni - A. CAVALLI i Autodltlatlsmo - P. VALÉRY: Pllo.ofla a potala filosofica.

Introduzione agli studi francescani

Non vorrei che il tattore s’attendesse di veder qui, dispiegati nel brovo spazio d’un articolo di giornale, il significato singolare e l’immensa importanza storica di Sau Francesco o dell’opera sua. Altri si stimerà capace di assumere, cou oupr leggero o penna disinvolta, siffatto imprese: noi continuiamo a crederle tali da non potersi prendere a gabbo. E non abbiamo altra presunzione, so non di metter innanzi, con quella maggior chiarezza cho ci sarà possibile, alcuni principii fondamentali di metodo, seguendo i quali occorrerebbe, a parer nostro, procedere nell esame di questi studi intricatissimi e pioni di pericoli.

Se la bibliografia francescana ò, corno sa ognuno che vi si sia anche soltanto avvicinato, imponente o oospicua per numero ed importanza di opere: è pur vero d’altronde che molta parte di essa non merita dallo studioso coriaidoraziono di sorta. Non ò molto, tompo che uno dei conoscitori più profondi ed acuti di questa materia ebbe a scriverti a questo proposito parole sdegnose, ma giuste: «Ogni perdigiorno che abbia letto due libri di* storia francescana si ctrede in diritto di scriverne un terzo sull’argomento.

E si scusa il nuovo libro dicendo che è per i fanciulli o per il popolo, come se lo scrivere per i fanciulli o per il popolo esiga minor couoecnuza dei fatti di che si scrive o importi più lieve responsabilità di fronte a ooloro per i quali si scrive». Di questa meschina zavorra, che appeeantisce la nostra come ogni altra o forse più dogai altra letteratura critica spedalo, non ci occuperemo, lasciandola al gusto o all’ammirazione dei gazzettieri e de’ lettori superficiali.

E’ naturalo in chi s’é affaticalo per lunghi anni intorno ad un argomento di studio, e ne conosce quindi tutta la difficoltà e gravità, un senso d’irritazione o di sdegno di fronte allo sùbite o larghe fortune d’opere frettolose e volgari: ma questi casi della cronaca non posson turbare la serena operosità dello storico; come non la toccano, così neppur la danneggiano, nò l’impcdisoono.

Senonchè tanta gramigna retorica festaiola e parolaia è venuta nel corso degli anni crescondo intorno alla buona pianta della leggenda serafica, che un po’ del malanno si é naturalmento ed insensibilmente attaccato anche agli interpreti più sen c pi’ù degni. In verità questi studi, come allettano e quasi trascinano ai facili voli del sentimento, tanto maggior cautela richiedono in chi vi si dedica, e quasi vorrei dire freddezza. Non mi stupirei 9e questa parola facesse rizzare inorriditi i capelli di parecchie teste perché so che a molti anzi j>ar questo proprio il caso di chiedoro al critico una più vivaoo e calda sensibilità, una parola più alata, vibrante e patetica.

E s’intendo che anch’io, quando dico frahletni, non penso già che lo storico, accostandosi all’epopea francescana, debba spogliarsi di quel tanto di simpatia, ciré por lui primo fondamento ad Intenderla: bensì solo ch’egli debba mantener l’abito d’una coscienza vigile ed obbiettiva, aliena da ogni divagazione o ricostruzione ipotetica e fantastica, qucU’attitudinc critica insomma,#cho ò cosi facile in certi casi dimenticare, o perciò appunto forse tanto più gravo. Quanto al pathos e alla maggior sensibilità che da molti si richiedono: per conto mio non credo che l’atteggiamento dello attidioso debba, mutare secondo la diversa materia che gli ai propone: sopratutto penso che, salvo in casi estremi o rarissimi o per cosi dire extra storici, mai «egli possa ridursi a rinunciare ogli occhi della ragiono, i più sicuri sempre infine, per abbandonarsi alle vie estrose dol sentimento o della fantasia.

Veramente molti si son gettati in quosto campo con animo più di poeti che non di storici: c a legger certe vite di San Francesco, pur per molti aspetti lodevoli (faremo un esciupio solo, il più cospicuo, quello dello Joergcnsen) vien fatto di ripensare, corno so in questo caso fossero particolarmente vero, a certe parole del Manzoni,le quali sono, da un punto di vista generale, errate corno tutti sanno: voglio dir quelle sul romauzo storico, dinanzi a cui alò spirito s’inquieta, perché nella materia cho gli è presentata vede la possibilità d’un atto ulteriore, del quale gli ò nello atesso tempo creato il desiderio, o trafugato il mezzo».

Molti hau finito con il considerare quello che è un insieme, come un altro, di fatti storici, quasi fosso una miniera di facili ispirazioni poetiche o pseudo poetiche: e non é questa corto l’ultima cagiono della moltitudine di sfaccendati ed ignoranti che han voluto cacciarviai dentro con quel risultato di ordine o di utilità, che ciascuno si può immaginare.

Il nostro intento é quello appunto di (ricondurre questo periodo storico in un ambieuto di luco tranquilla o equanime, attraverso la critica degli orrori, che Fammi razione o l’antipatia, il gusto fantastico o il vezzo polemico, han provocato insinuandosi, per vie segrete c trasverse, nei giudizi di coloro che ci han preceduto.

Abbiamo anzitutto una questione delle fonti francescane. Questiono tecnica intricatissima o tutt altro che definita, della qualo non è quosto certo il luogo più opportuno per discutere.

Tutti sanno suppergiù cho, tolto le non numerose testimonianze di cronisti coutemporanoi, le regole e gli scritti di San Francesco, c lo tarde compilazioni del XIV, XV e XVI secolo, queste fonti si riducono a tre gruppi fondama#itali e distinti: le leggende di Tommaso da Celai»

gli scritti degli ambienti /anonimo di Porugia, Leggenda dei Tre Compagni, Specchio di Perfezione), c le leggende della pace (San Bonaventura e Bernardo da Bcssa).

E tutti sanno anche qual’é lo schema che, press a poco identico, ritorna presso i diversi storici in queste ricerche: si assume una delle fonti, con la presunzione naturalmente d’avor dimostrato la neoessità di questa scelta, oome fondamentale, e poi si vagliano lo altre leggendo alla luce di questa, por scoprirne gli orrori o le alterazioni più o meno gravi. Così, per es., quelli che insistono a voler dare ad ogni costo agli inizi dell’apostolato francoscano un colore di ribellione e d’eresia, s’appoggeranno quasi esclusivamente agli scritti spirituali: chi invece ha in animo di mostrar l’ortodossia di S.

Francesco, prenderà corno fondamento essenziale lo vite del Celanese e di San Bonaventura.

Non è questo il luogo per mostrar più particolarmente chi, a parer nostro, proponga ragióni più serie o più persuasivo. E’ utile invece oeservare che, a parte i preconcetti che turbano fin dall’inizio l’indagine di molti studiosi, è crruto il punto stesso di partenza d’un metodo, il quale perpetua, fuori delle naturali condizioni di tempo e nell’ambiente sereno della critica storica, le discussioni e lo lotte torbido od appassionate dei primordi dell’ordine francescano.

Invcoe di studiare questo movimento nel suo organico sviluppo, logicamente preparato nelle sue premesse, logicamente svolto nelle sue tendenze, lo si.rappresenta come una progressiva degradazione da un punto di perfeziono iniziale, con modi simili a quelli usati da altri, e già criticati, per la storia del cristianesimo primitivo o delle origini della Chiesa.

E’ chiaro, o dovrebbe essere chiaro, da queste considerazioni cho il maggior torto spetta certamente a quelli che ripetono oggi l’errore, sia pur generoso, degli spirituali. Ed ò naturale che di fatto questi si mostrino più gravemente turbati da passiono polemica. Anche questa volto, come sempre, la maggior prudenza o cautela non è stata dei laici, ma dei chierici, I quali, o si son contentati di preparure pazientemente, in opere ben di spesso monumentali, i materiali per la ricostruzione futura, o quando hanno discusso, han ragionato a fil di logica, senza divagazioni sentimentali, sulla base dei fatti. A pensarci bene, i più benemeriti studiosi ili questo campo sono ancora a tutto oggi i Ballandisti, fino al padre Van Ortray, e i Francescani, del Wadding ai frati del Collegio di San Bonaventura. In quanto ai laici, tolti quelli che si son mossi sulle orme degli uomini di Chiesa, han fatto dello bellissim- ed elegantissimo costruzioni, con situazioni e ration viventi e drammatici, ma sulle quali pesa quasi sempre il sospetto d’un’idea prostabilita e d’una troppo scarsa riverenza ai dati materiali e positivi.

Se certa inconscia volontà d’alterare e drammatizzare il proprio soggetto non avesse troppo a lungo turbato ed offuscato lo menti di alcuni studiosi, si sarebbe giunti assai più presto all’atteggiamento cho oggi par così naturale ai più, o se non altro ai migliori: quello, voglio dire, d’un prudentissimo eclettismo che, considerando lo leggendo non Bolo oome fonti storiche alla biografia di San Francesco, ma più generalmente come espressioni delle varie tendenze e dei diversi stati d’animo che si vennero in processo di tempo sviluppando in seno alla grande famiglia in formazione, assuma le vito di Tommaso da Celano come fondamentali, gli scritti degli spirituali come elemento integrativo da usarsi con grandissima cautela quando si stacchi notevolmente dal dettato del Celanese, o infine le leggende della pace corno i racconti più di tutti vaghi deformati o lontani dal vero. Non occorre dichiarar qui più particolarmente i motivi della questione,.né della soluzione ora proposta.

Fa ridere bensì, e non senza amarezza so e»

pensa alle vie tortuose onde l’errore e la debolezza s’insinuano nelle monti umane pur de’ migliori, il dover riconoscere che tante discussioni e polemiche sou nate quasi esclusivamente dall’aver voluto considerare questo fatto storico ad una stregua diversa dà tutti gli altri. Si partiva dal preconcetto cho nella vita di Francesco dovefiso nascondersi un dramma, o si volle fabbricare il dramma ad ogni costo. Si vide all’higrosso la somiglianza tra certo ideo e praticho idelht nuova fraternità religiosa e gli spirici di alouui gruppi eretici, e si volle far del Santo un eretico por forza: non bastaron lo molto volto ripetuto e ben chiare dichiarazioni leggibili ne$.’i xi’sfsfi* a, JApMtcesco stesso ad attestare la ma pertinace volontà di esser cattoiioo: eYetico doveva essero, o fu. Così i Fioretti avevano dato deUopora sua un’immagine uu po’ leccata ed arcadica non sempre conforme al vero: si volle perciò ripudiare tutto ciò che nei biografi pareva allontanarsi troppo da quella ideal grazia e semplicità. Così Tommaso da Celano divenne per il Sabatier, per esempio, un retore chiacchierone, se non proprio un cosciente mistificatore, e la leggonda dei Compagni o Io Specchio di perfezione modelli di stile semplice ed aureo Giudizi tutt’altro cho persuasivi, anche da un punto di vista letterario: perché so la retorica del Celanese ò tutt’altro che grossolana e pesante, quale quella che s’incontra in altri documenti del tempo, od é piuttosto l’ornata espressione d’un’affeziono sincera, onde raggiunge, attraverso un opera d’analisi minuziosa o sottile, risultati di finezza e di sensibilità veramente efficaci; la pretesa aurea semplicità di quegli altri é troppo spesso meschinità illetterata, che nasconde sotto sotto intenzioni polemiche sempre presenti.

Come oggi dai più si sa, la semplicità vera, ma una semplicità assai diversa, più austera ed eroica, va cercata piuttosto nelle primo cronache dei frati dell’ordine: corno in fra Giordano da Giano o in fra Tommaso da Eccleston Dunque gli errori più aperti o gravi furon senza dubbio dalla parte degli scrittori che potremmo chiamare, per intenderci, protestanti, i quali dipendon tutti più o meno dal Sà’batier.

Ma anche dall’altra parte non mancarono atteggiamenti falsi ed esagerati. Ad un recente critico per os., il Beaufreton, è stato rimproverato di aver riposto tutta la sua fede soltanto in Tommaso da Celano, escludendo ogni altra fonte. Senza diminuire il valore di questa obiezionc si potrebbe, a parer nostro, aggiungervi l’altra d’aver avuto nel Celanese una fiducia eccessiva. Invero quando egli per esempio fa pronunciare seriamente a San Francesco quello parole che Tommaso gli ha messo in bocca nelle sue leggende, ci fa riderò come chi facesse parlare Romolo a quel modo stesso che egli parla nel libro primo di Livio.

Il difetto é negli uni e negli altri il medesimo:

l’origine polemica, e perciò non scientifica o almeno non soltanto scientifica, delle loro storie.

E in- verità quel doppio atteggiamento di fiducia eccessiva o di assoluto sospetto cho ciascuno degli studiosi ripartisce, sebbene in direzioni opposte, tra le diverse fonti, parto da un medesimo falso concetto. Perché queste fonti, corno tutte quelle che si presentano a qualunque storico di qualunque età, sono egualmente credibili ed incredibili e debbono esser tutto vagliato ed esaminate, poiché qualche cosa di vero dicono tutte: l’animu*, so non altro, di chi lo ha scritte. Quanto alla cosidetta verità oggettiva ò probabilmente un’ideale irraggiungibile:

la leggenda taumaturgica o il torbido scontro dello opposto passioni sono cominciati, vivento ancora il santo.

L’errore, che abbiamo indicato, di descriverà la storia del francescanesimo come una progressiva decadenza, lo si intendo meglio qualora lo si comprenda noli’altro più antico e più generale, d’aver posto un eccessivo distacco tra la figura di San Francesco e lo sfondo della terra o dei tempi e degli uomini nei quali l’azione di lui si svolse. Questo rilievo d’una Augura isolata perpetuò ai nostri tempi uu modo comune e naturalissimo agli Agiografi medievali, ma tutt’altro che adatto ad uua rappresentazione cho volesse essere veramente storica. Quello elio avrobbe dovuto diventare il quadro d’un movimento cho, partendo da una ispirazione originale del Salito, si’attuò per l’opera discordo e multiforme di migliaia di uomini, in relazione con la volontà o gli scopi di. istituzioni antichissimo e sempre attive, si ridusso ad essoro quasi esclusivamento la vita di Francesco, nella quale gli altri personaggi essenziali diventavano mento pii) che i mezzi o i bersagli o gli ostacoli donazione combattiva di lui. Ci si chiodo se non sia giunta l’ora infine di non aggiunger più nuove leggende di San Francesco alle moltissime cho già esistono, e <H accingersi a scriverò una buona volta la storia vera od intiera del moto, francescano. In realtà non si tratta tanto della scelta d’un compito, e tanto meno d’un titolo, quanto piuttosto della falsità d’un metodo.

L’abitudine di non veder altro cho la figura del Santr» a d» votar tutto ricondurre a lui, come ad unico centro, ha indotto gli studiosi a trasformare quello elio fu il contrasto esterno delle diverso mentalità riunito nell’ordino, attraverso l’affluire a questo d’uomini di varie tendenze da ogni gruppo o ceto sociale, in un dramma intimo che avrebbe travagliato por tutta la vita lo spirito di Francesco.

Il Sabatier, più c meglio d’ogni altro, riprendendo motivi e spunti affioranti già nella biografia di Carlo von Unse e nelle pagine di Renan, appoggiandosi su un’interpretazione alquanto sforzata d alcuni passaggi delle fonti spirituali, e molto aggiungendovi di suo, descrisse il santo d‘Assisi corno uu eretico in lotta con la Chiesa, della quale per un certo tempo avrebbo tentato di spezzare le catone, riconoscendosi vinto solo alla fine dalla diplomazia astuta di coloro stessi cho avevano alterato e quasi dù strutto il suo primitivo idealo. Non abbiam fatto alla leggera il nome di Paul Sabatier: nessuno ò più di noi pronto a riconoscere i suol meriti grandissimi di scopritore e classificatore di materiali documentari ed anche di chiarificatore d’alcuni aspetti e momenti della vita di Franoesco. Ma non potevam neppure esimerci daJI’attribuire fondamentalmente a lui quello che é parso a* suoi ammiratori grande merito d’originalità, o a noi pare il più grave erroro che abbia turbato nei nostri tempi gli studi di cose francescane. Questa concezione drammatica della vita de!!’AssiBiatc ritorna più o meno mutata od attenuata in moltissimi scritti di altri, fino a quelli, del resto assai interessanti, di Vlastimil Kybal o anche in quelli di cattolici, corno lo Joergensen: di recento ò ricomparsa, violentemente esagerata fino all’assurdo, in un profilo del Buonaiuti. Contro al Sabatier e a quegli altri non fu difficile a scrittori cattolici, p, es. il Felder, o anche non cattolici, come il Goetz e il Tilomann, insistere sulla costante e decisa volontà cattolica di San Francesco. Invero questa risulta chiara e netta da tutti gli scritti di lui e da tutte Je fonti. E solo l’ispiraziono polemica può render ragione del modo onde quegli altri alterano ì fatti, credendo di spiegarli, e ci presentano per es. un cardinal Ugolino - avversario tenace dolio idee francescano, (piando tutto le leggende, comprese le s-pirituali, son d’accordo a parlarne come d’un amico o d’un padre di tutti i frati minori. Piuttosto anche quelli che hanno visto giustamente il carattere fin dal principio cattolico del movimento francescano, poiché anch’essi distaccano arbitrariamente e violentemente la figura del Santo dalla storia do’ suoi tempi, sono indotti a considerare con troppa rigidezza la sua costanza, come se si trattasse della persistenza immutata d’un ristretto nucleo d’idee. Contro di loro han buon gioco gli altri a dimostrare i profondi mutamenti che distinguono i momenti essenziali