Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/271

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200 parte prima

guente modo: dall’unione dell’Upaya o dei poteri della natura, e di Prajña, la intelligenza che li dirige, ne esce il Manas, la mente o il Signore dei sensi, da questo procede Avidya, la ignoranza, da cui nasce il mondo transitorio e vano.

In tempo più recente ancora comparvero le due altre scuole dette Karmika l’una, Yatnika l’altra. Accettano esse come fondamento alcuni dei principii della scuola Svâbhavika, e ammettono pure un principio immateriale causa causarum; ma la loro attenzione si rivolge più specialmente alla natura umana. L’uomo può conseguire la sua felicità, sia coltivando o educando il proprio sentimento morale, come è credenza della scuola Karmika, sia per mezzo della sua intelligenza, come inclina a credere la Yatniha. Lo stato di Pravritti, in queste due scuole, è il mondo con le sue forme transitorie, coi suoi fenomeni effimeri, conseguenza della nostra illusione; lo stato di Nirvritti, invece, è lo stato, in cui vediamo il mondo, quando l’illusione ci abbandona. In altri termini, Pravritti è lo stato delle cose, considerate sotto l’influenza di Avidya o della ignoranza; Nirvritti è quello, in cui esse ci appaiono, quando Avidya cessa di offuscare la nostra mente (Manas).

Secondo la diversa dottrina fondamentale di queste scuole, le quali a loro volta si suddividono in altre, deve naturalmente variare il modo di concepire la sorte finale, a cui l’uomo viene da esse destinato. L’energia o la forza creatrice, inerente alla materia, diviene più tardi Prajña, dipoi Adi buddha o Içvara, che è un essere intelligente per eccellenza, increato, eterno, infinito. Nè qui si fermò la teogonia buddhica, imperocchè da questa prima divinità ne furono create altre. Adi buddha, dicono i metafisici delle ultime scuole, possiede «cinque specie