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Il Canzoniere 177

     4Meco piangevi allora amaramente.
Or ch’Ella è ritornata, e c’è presente,
     Non vide Febo mai più vago giorno;
     E tu, superbo, per lo suo ritorno
     8Rendi ’l tributo a Po pomposamente.
Ma se tanto ti cal, che teco viva,
     (Che pur ti dee caler, che senza quella
     11Ogni grazia da te sarìa rimossa)
Come del suo partir odi novella,
     Fa che si colmi d’acqua ogni tua riva,
     14Che di Mantoa partir Ella non possa.


V. 8. Pomposamente, con pompa, con festa, con aspetto maestoso.

V. 10. Senza quella, senza la Mencia sarebbe da te allontanata ogni seduzione.

V. 12. Odi novella, hai sentore.

V. 13. Colmi, la piena del fiume deve impedire alla Mencia di uscire di Mantova. Particolare biografico notevole: la Mencia, come già s’era intraveduto ed ora è specificamente dichiarato, ha dimora in Mantova. L’imagine dell’impedimento opposto dal fiume è forse rampollata dalla dantesca: «Movansi la Caprara e la Gorgona | E faccian siepe d’Arno in su la foce», Inferno, XXXIII, vv. 82-3.


CXVII.

Morte della Mencia. Ella è salita al cielo, e di là riconforta il suo derelitto amatore, che così fa che altri gli rinarri di lei con rimpianto al C. VI, dei Canti XI:

     Ti privò di costei morte dolente
     E dal bel laccio il collo ti disciolse.
     Ma di morir tal doglia alcun non sente
     Qual di restar in vita allor ti dolse.
     Così Fortuna si cangiò repente
     Ed ogni suo piacer in pianto volse,
     Che mille poi disgrazie t’assaliro
     Che bersaglio ti fer d’ogni martiro.