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Il Canzoniere 59

     Vedrà che amor con quei percuote, e impiaga,
     8Ed ogni freddo cor incende, e piglia.
I’ che di ghiaccio al cor un duro smalto
     Tenea per non sentir d’Amor il fuoco,
     11Lasso! m’accesi al primo sguardo allora.
Ma chi potrebbe sopportar l’assalto
     Di quei begli occhi, s’ivi è sol il luoco,
     14U’ tien gli strali, e l’arco Amor ognora?


V. 1. Reminiscenza del dantesco, Par., XXXIII, 1.

V. 4. Verso molle e lezioso.

V. 6. Maga, magica, fascino di magìa.

Vv. 7-8. Soverchio cumulo d’immagini: Amore con lo strumento degli occhi percuote, impiaga e accende il cuore del poeta, indi lo fa sua preda. Gli stessi pensieri sono ripresi nelle terzine col consueto contrasto petrarchesco del «ghiaccio» e del «fuoco», con il solito paragone dell’«arco» e degli «strali», amplificazione dei concetti espressi nelle quartine. Procedimento questo seguito assai spesso dal Bandello, e che perciò qui, una volta tanto, si segnala.

V. 9. Cor un duro smalto, cfr. Petrarca: «Vedete che Madonna ha ’l cor di smalto», Canz., LXX, v. 23.


IV.

Vanta la Mencia bella di bellezze senza pari. — Tutto il sonetto, nel concetto generale, come nelle particolarità più minute, e perfino nelle frasi più salienti, riprende e svolge le idee del sonetto precedente: del quale è quasi un doppione. Si confrontino, rispettivamente: vv. 5-6; 7; 8; 11; 12; 13; 14 di questo con son. III, vv. 13-14; 4; 8; 11; 9; 10; 11.

Questa nova beltà, ch’oggi si vede
     Sì bella, e rara, e senza par si trova,
     Le vere pompe di beltà rinnova,
     4Anzi le antiche, e le moderne eccede.