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78 il giugurtino

Aderbalo, volendo fare onore a Giugurta per io tempo eh’avea, e ritenuto e affaticato dal fratello, a gran pena potè fare che andasse dall’altra parte. Quivi ragionando di molte cose, che parteneano a governare Io reame, Giugurta, fra l’altre parole, si disse: che bisognava che tutti gli consigli e tutti gli ordinamenti fatti da cinque anni dovéssouo essere cassati1 perocché iti quegli tempi Micipsa aggravato di vecchiezza poco avea avuto valore di suo animo. Allora il detto Jemsale rispose che ciò gli piacea, perocché il terzo anno d’innanzi l’avea Micipsa per adozione fatto pervenire al reame: la quale parola nel petto di Giugurta passò molto forte, più che niuno uomo s’avesse pensato. Onde da quel tempo, d’ira e di paura angoscioso, studiava e ordinava, e quelle cose nell’animo avea, per le quali Jemsale ad inganno fosse compreso2. Le quali cose non venendo si tosto fatte, e non raumiliandosi3 il suo feroce animo, determinò che, in qualunque modo potesse, lo reo cominciamento recasse a fine. Ma nel primo ragunamento, il quale io dissi di sopra che fu fatto dagli regoluzzi, per certo disconsentimento era loro piaciuto che si dividessono i tesauri, e che si terminassono i confini4 del reame di ciascuno. Sicché s’ordinò certo tempo a fare l’uno fatto e l’altro, ma più tosto al partire della pecunia5 In fra questo andarono a’luoghi ch’erano prossimi alli tesauri, l’uno ad uno luogo, e l’altro-ad un altro*


CAPITOLO X.

Della morte di Jemsale.

Jemsale andò a una terra che si chiamava Tirmidia, nella quale intervenne che tornava6 in una casa che era d’uno masnadiere prossimo di Giugurta7, il quale sempre gli era suto caro ed accetto. Lui Giugurta per tal caso trovando ministro, fecegli grandi promesse, e sospinselo acciocché egli vada quasi come a vedere la sua casa, e apparecchi altre chiavi delle porte per potere aprire, perocché le chiavi veraci si portarono a Jemsale; e che, quando bisognasse, egli vi verrebbe con assai gente. II Numida tostamente fece quello che comandalo gli era; e poi, secondo

    il Boccaccio disse: Non Vabbiano gli uomini a male.

  1. tutti gli ordinamenti. . . dovessono essere cassati) Cassare qui è posto in sentimento di annullare, togliere vigore ed autorità.
  2. per le quali Jemsale ad inganno fosse compreso ) 11 verbo comprendere qui è usato in sentimento di prendere„
  3. raumiliare vale tor via l’ira, mitigare.
  4. si terminassono i confini) Terminare vale propriaineute, come è qui da intendere, porre termini, cioè contrassegni o confini ì tra Vuna possessione e l’altra.
  5. partire della pecunia% cioè dividerla.
  6. tornare vale in questo luogo albergare. Nel Sacchetti, nov. 185, si legge: Uscendo la mattina delV albergo de? Mucci, ove tornava, andava ec.
  7. che era d’uno masnadiere prossimo di Giugurta ) Il testo latino ha: proxumus lictor Jugurtae. E proxumus lictor dicevasi appresso a’Komani quel littore che andava innanzi al magistrato, e gli era più da vicino. Il perchè pare cheil traduttore, per ignoranza de* costumi e delle usanze de’Romani, non abbia beninteso il senso di queste parole.