Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/211

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160 il giugurtino

non saputo: datore non credea altri che niuno fosse, se non egualmente rivolendo: ogni dono era per grande benevolenza riputato. Dunque al questore Siila manifestarono l’ambasciala di Bocco; e domandarono a lui che fosse loro fautore e consigliatore: la gente, la fede, la grandezza di loro reame, e altre cose, le quali eglino utili, o la benevolenza credeano che vales-;ono1, per loro parola magnificavano. Poi Siila promettendo tutto, furono gli ambasciadori ammaestrati da lui e come appo Mario, e come appo’l senato dovessono parlare: e intorno a quaranta dì aspettarono quivi.

CAPITOLO LXXX.

Come Mario, secondo il consiglio, mandò a Roma gli ambasciadori di Bocco.

Mario, poiché, non fatto quello perchè era ito, ritornò a Cirta, e dell’avvenimento degli ambasciadori fu certificato, loro e Siila fece venire da Ulica, e simigliantemcnle Lucio Beliieno pretore; anche da ogni parie tutti quegli dell’ordine de’ senatori: con gli predetti, quando cognobbe l’ambasciala di Bocco, ebbe consiglio a quali ambasciadori dovesse essere data potestà d’andare a Romiti. In questo mezzo era addomandalo (ini consolo che dovesse essere dato indugio e triegua: la quale a Siila e ii più altri piacque;alquanti pochi più ferocemente2 sentenziarono, veramente non saputi delle cose mondane3, le quali, discorrenti e mutevoli, se.npre in avversila si tramutano. Avendo dunque Mario tutte cose comandato e ordinalo, tre Mauri andarono a Roma con Gneo Ottavio Rufo, il quale questore avea portalo il soldo in Affrica; due ne ritornarono al re. Da loro Bocco e sì tulle altre cose, e sì massimamente la cortesia v. lo studio di Siila udì mollo volentieri.

CAPITOLO LXXXL

La proposta degli ambasciadori di Bocco in senato; e la risposta falla loro.

Gli ambasciadori che andarono a Roma, poich’ebbono detto che’l re avea errato, e era caduto per la malvagità di Giugurta, pregando egli della loro amistà, e domandando patto e compagnia, fu loro risposto in questo modo: Lo senato e’I popolo di Roma del beneficio e della ingiui ia si suole bene raccordare4: veramente a Bocco, perocché si pente del

  1. le quali eglino utilizo la benevolenza cremo che valessono, cioc: le quali eglino cremo utili$ o che volessono la benevolenza.
  2. più ferocemente, più superbamente.
  3. non saputi delle cose mondane) Saputo di una cosa vale istruito, ammaestrato in quel• lari ed e bel modo di nostra lingua.
  4. raccordare è lo stesso che ricordare, ma i un pò* antico, e non da adoperarsi molto frequentemente.