Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/50

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prefazione xliii

Sempronia, femmina, com’egli dice, che sapea bene di lettera in greco ed in latino, e d’ardimento d’uomo reo, serba nella versione tutta la vivezza e il maschio vigore che ammiriamo nell’originale. La laida dipintura de’ sozzi e malvagi costumi di Catilina, la diceria a’ suoi compagni, il giuramento suggellato con libazioni di sangue d’uomo mescolato con vino, e in fine la sua morte, se c’infondono spavento in Sallustio, in frate Bartolommeo ci fanno abbrividire e tremare. Laonde ci si conceda di metter sotto gli occhi a’ lettori questo eloquentissimo luogo della morte di quel ferocissimo, con a lato il latino, perchè si possa conoscere apertamente l’arte maravigliosa di così impareggiabile maestro. Sallustio dice: Catilina vero, longe a suis, inter hostium cadavera repertus est paullulum etiam spirans, ferociamque animi, quam habuerat virus, in vultu retinens. Il Volgarizzamento ha così: Catilina di lungi dagli suoi fu trovato alquanto sospirando; la ferocia dell’animo, che avea avuto vivo, anche in faccia mostrava. Con maggior puntualità e con istile più riciso non crediamo che potrebbesi traslatare questa vivissima descrizione: e cento altri luoghi sarebbero da arrecare più vaghi ed eleganti, ne’ quali si ritrovano congiunti questi stessi pregi, ed anche maggiori; come, nel Giugurtino, dove si descrivono le antiche discordie di Roma, l’aringa di Micipsa vicino a morire, il ritratto di Giugurta e di Siila, e sopra tutto quella caldissima orazione di C. Mario, che tralasciamo per amore di brevità. Onde noi avvisiamo che, se molto commendato fu mai sempre il libro degli Ammaestramenti degli Antichi, in egual pregio, ed anche maggiore, dovrà aversi questo Volgarizzamento. Avvegnachè in quell’opera, tutta tessuta di brevi sentenze, non poteva questo valente uomo dispiegare la grande maestria, ch’egli avea, di traslatare con libera e franca maniera; e mantenendo altresì l’indole e la dignità dello scrittore, e l’arte maravigliosa dello stile, sia nel collocare convenevolmente le parole, sia nell’ordinare con veemenza ed efficacia gl’incisi e i periodi, ed annodarli insieme con bel garbo e naturalezza. Ed ora, ai particolari ritornando di questo glorioso, diremo: ch’egli fu di robusta persona e aspetto venerando; ebbe animo mite e temperato, santissimi costumi, ingegno maraviglioso ed acconcio ad ogni generazione di studii, vigorosa e casta eloquenza; seppe molto avanti in grammatica; meditò profondamente le antiche istorie; fu solenne teologo e filosofo insigne. Passò di questa vita a’ 2 di luglio dell’anno 1347 nell’età di 85 anni, de’ quali spese la più gran parte in ammaestrare gli uomini sì con l’esempio e sì con le opere: e però non dobbiamo essere maravigliati se riposata e serena sia stata la sua vita, rimpianta da’ buoni la morte, e cara sempre ed onorata la sua memoria.