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berto (detto da altri anche Ariberto), il famoso inventor del Carroccio1. Milano offrì sotto di lui il primo esempio certo che si conosca di quel Comune, che in breve fu estesamente seguito dalle altre città Italiane. In questo comune si vennero a poco a poco fondendo insieme le nobiltà grandi e piccole, antiche e recenti, i popolani ricchi, gli artieri e la plebe, in una parola tutti gli uomini liberi, come allor si dicevano.

A principio il governo era misto: il Vescovo in generale era il signore delle città, per lo più eccettuate e indipendenti dai comitati sino dalla fine del secolo X. Questo poi veniva aiutato nel governo dagli antichissimi scabini o assessori, e nel militare dai capi dell’esercito eletti da esso e nominati Capitani o Cattani, distinti in maggiori e minori, e chiamati anche Valvassori2. Ma come avviene di sovente che pel potere acquistato l’uomo nuovo trasmoda, la lotta tra i varii elementi fu inevitabile. I valvassori minori si rivoltarono contro i maggiori. Eriberto alla testa di questi impugnò l’armi contro di quelli. Io non lo seguirò nel lungo corso delle sue lotte, durante il suo episcopato (1018-1045), ora vincitore, ora vinto, ora in pace ed ora nuovamente in discordia. Dirò questo solo, che da ultimo per l’ammutinamento dei capitani e del popolo contro di lui

  1. «Il Carroccio era un ampio carro trascinato da più coppie di buoi, sul quale eravi un altare per celebrare i divini misteri: nel mezzo sorgeva un’antenna con in cima un globo lucidissimo e più sotto due bianche bandiere ed un Crocifisso. Quando l’esercito si schierava in battaglia, il carroccio stava nel centro attorniato da una schiera di valorosi pronti a difenderlo; poichè se cadeva in mano de’ nemici si stimava perduto l’onore della città. Finita la guerra, era riposto, qual sacro arredo, nella Cattedrale.» Così il Cusani, Storia di Milano dall’origine ai nostri giorni, Milano, 1861, Vol. I.
  2. Verso la fine del secolo X incominciarono a comparire i vassi o militi, denominati Capitani e Valvassori, la cui istituzione si dee riportare secondo le testimonianze degli scrittori ai tempi di Ottone il Grande, trovandosene memoria presso Landolfo il vecchio (II, 16). Questi Valvassori erano distinti in maggiori e minori. Valvassori maggiori erano i nobili più cospicui, che avevano i loro titoli e feudi direttamente dall’Imperatore o dai Duchi e Marchesi: minori gli altri che gli avevano ricevuti dai primi in ricompensa dei loro servizi. Veggasi su queste ed altre particolarità anche il Giulini, P. II, pag. 299 e segg.