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città e più volte riammessi; ma e la vittoria di questi e la sconfitta di quelli ricadevano mai sempre a danno d'entrambi. Conoscendo il popolo di aver bisogno di un capo scelse Pagano della Torre, che venuto a Milano ebbe fino dall'anno 1240 il titolo di capitano e difensore della plebe. Egli era pronipote di quel Martino della Torre perito nella terza crociata, della quale abbiamo già fatto cenno. I nobili vi contrapposero l'arcivescovo frate Leone da Perego: ma il popolo ricorse alle armi e scacciò l'arcivescovo da Milano e diede il sacco al palazzo. I nobili da poi nel 1247 nominarono podestà Paolo da Soresina e i capi del popolo gli opposero un altro Martino della Torre pronipote di Pagano col nome di anziano della credenza. Questi nel 1257 scacciò i nobili dalla città, ma dopo alquante zuffe si conchiuse l'anno appresso (1258) la pace detta di S. Ambrogio, che durò tre mesi, in capo ai quali i nobili furono di nuovo scacciati. Essi allora si collegarono con Ezzelino da Romano; ma anche questo fu vinto e la potenza di Martino della Torre si veniva consolidando, quando sorse a contrastargli la signoria di Milano un nuovo e potente rivale, Ottone Visconti. Ma qui facciamo punto per ora richiamati sollecitamente sulle sponde del Lago Maggiore, anch'esso in quest'epoca non istraniero alle lotte.


CAPO XXXII.


Della guerra de'Novaresi contro i Vercellesi pel possesso di Pallanza e della Vallintrasca.


Possedevano i Conti di Castello ancora in comune, come abbiamo veduto, buona parte dell'alto Novarese, quando venuti in discordia tra loro presero il partito di dividersi tutti i possessi in tre parti, quante erano allora le famiglie dei