Pagina:Il Pastor fido e Compendio della poesia tragicomica.djvu/171

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SCENA IV. TITIRO, MONTANO, DAMETA.

TITIRO.
Vagliami il ver, Montano, i’ so che parlo
A chi di me piú intende: oscuri sempre
Sono assai piú gli Oracoli di quello
Ch’altri si crede; e le parole loro
Sono come il coltel, che se tu ’l prendi
In quella parte, ove per uso umano
La man s’adatta, a chi l’adopra è buono
Ma chi ’l prende ove fere è spesso morto.
Ch’Amarillide mia, come argomenti,
Sia per alto destin dal Cielo eletta
Alla salute universal d’Arcadia,
Chi piú deve bramarlo, e caro averlo
Di me che le son padre? Ma s’i’ miro
A quel che n’ha l’Oracolo predetto,
Mal si confanno alla speranza i segni.
S’unir gli deve Amor, come fia questo
Se fugge l’un V com’esser pon gli stami
D’ amoroso ritegno, odio e disprezzo?
Mal si contrasta quel ch’ordina il Cielo
E se pur si contrasta, è chiaro segno