Pagina:Il Roccolo.djvu/42

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D I T I R A M B O. 15

     Ma mentre un giorno al suon d’agreste piva
Scherza, e l’aere d’intorno rasserena
Colla imberbe gentil faccia e gioliva
Carolando, e giostrando in sull’amena
Del minor Medoaco erbosa riva,
Ecco sul cheto rio, come Sirena,
Dalla tranquilla escita umida chiostra
Vaga Ninfa, e leggiadra a lui si mostra.
     D’Oròlo,1 e di Leògra era costei
Figlia la bianca Calidonia onore
Delle Naiadi snelle: appena i bei
Occhi mira e il bel viso, e già d’amore
Bacco subitamente arde per lei.
Ella sel vede, e d’ira e di rossore
Fremendo, tuffa nelle placid’onde
Le delicate membra, e a lui s’asconde.
     Or che non osa amor? Egli la traccia
Della ritrosa Dea segna, e nel fiume
A lei dietro si vibra, ove lo caccia
L’impeto insano, e cerca il chiaro lume:
Ella fugge, ei la segue, e spesso abbraccia
Invece di costei le molli schiume.
Piagne, grida, sospira; ed ella intanto
Nulla cura i sospir, le grida, il pianto.
     Lungo tratto seguìlla, e giunto al fine
Dove in mezzo a’ paduli ha il rio sorgente,

  1. Oròlo, e Leògra nomi di due Torrenti, i quali vanno a scaricarsi nel Bacchiglione.