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D I T I R A M B O. 35

D’Alessandro, che terribile
Imperteritinvincibile
Fa tonnina di que’ barbari,
Trincia teste, e membra stritola;
E non teme degl’indomiti
Elefanti la proboscide;
Che conquista Regni, e Popoli,
Che saccheggia, incende, e stermina
Le indiane auree Metropoli,
E veloce come un fulmine
Di nemici innumerabili
Sempre vince immensi eserciti.
Chi non sà, d’onde procedano
Le stupende sue vittorie?
Se non mentono le storie,
Egli mai non entrò in zuffa,
Nè appiccò mai la barruffa,
Se votato non avea
Di buon greco un barilotto,
E non era mezzo cotto;
Perchè il prode ben sapea,
Che fu Bacco insin abovo
Vincitor del Mondonuovo.
Anch’io dunque vo’ farla or da guerriero,
Qua, chi meco ha l’ardir di stare a fronte,
„ Venga Gradasso pur, venga Ruggero,
„ E vengane per terzo Rodomonte:
Io con questo maiuscolo bicchiero,