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206 capitolo quinto


Oltrepassata la croce, montarono in faccia al cielo aperto, fra i dorsi verdi pendenti alla conca romita di Jenne, incoronata là di fronte dalla povera greggia di casupole che il campanile governa. Giovanni era stato a Jenne altre volte e non gli parve diversa perchè ora vi dimorasse un Santo e vi si operassero miracoli. Sua moglie, che ci veniva per la prima volta, ebbe l’impressione di un luogo spirante raccoglimento religioso per quel senso di altezza non suggerito da vedute lontane, per quel cielo profondo dietro il villaggio, per la solitudine, per il silenzio. Noemi pensò con pietà profonda alla povera lontana Jeanne.


III.


L’oste di Jenne, un brav’uomo in occhiali, nobilmente cortese, che conosceva il mondo per essere stato in America e tuttavia pareva immune delle sue corruzioni, parlò di Benedetto ai nuovi arrivati con favore, in sostanza; però non senza certo riserbo diplomatico. Non lo chiamava il Santo; lo chiamava fra Benedetto. I Selva seppero da lui che Benedetto viveva in una capanna sua, lavorandogli per compenso un campicello. Chi lo volesse vedere doveva aspettare le undici. Adesso stava falciando l’erba. La sua vita era questa. Sull’alba andava alla messa dell’arciprete. Lavo-