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250 capitolo quinto


I compagni lo interruppero, protestando.

«Ma sì!» ribattè lui. «Per stare allegri! Scusi, io sono più sincero. Infatti mancò poco che la nostra allegria ci costasse cara. Si scherzò e ci volevano accoppare, capisce; a Suo onore e gloria. Ma poi s’è udito il discorsino ch’Ella fece a quella turba fanatica. Per il demonio, si disse, questo è un linguaggio che ha del novo in una bocca pretina o semipretina, questo è un Santo che ci va meglio degli altri, scusi la confidenza. E ci si accordò subito di chiederle un colloquio. Perchè poi, se siamo un poco scettici e gaudenti, siamo anche un poco intellettuali e certe verità religiose c’interessano. Io, per esempio, sono forse per diventare un neo buddista.»

I suoi compagni risero ed egli si voltò ad essi adirato.

«Sì, non sarò buddista nella pratica ma il Buddismo m’interessa più del Cristianesimo!»

Qui successe un battibecco fra i tre per quest’uscita poco opportuna; e un secondo oratore, lungo, sottile, in occhiali, prese il posto del primo. Costui parlava nervoso, con frequenti scatti del capo e degli avambracci rigidi. Il suo discorso fu questo. I suoi compagni e lui avevano discusso più volte intorno alla vitalità del Cattolicismo. Tutti ammettevano che fosse esausta e che la morte seguirebbe presto se non intervenisse una riforma radicale.