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lac d’amour 19

«Presente Lei?» fece Noemi. «Com’è possibile?»

Carlino le spiegò che non si sarebbe accompagnato a loro, che le avrebbe seguite col taccuino e la matita alla mano. Bisognava però che sostassero di tratto in tratto a piacer suo, e che, s’egli significasse loro qualche altra sua volontà, obbedissero.

«Va bene» disse Noemi. «Intanto andiamo al Quai du Rosaire a vedere i cigni.»

Si avviarono verso Notre Dame, Carlino dietro le signore, a venti passi. In principio fu un continuo battibecco, per le vie deserte, fra l’avanguardia e la retroguardia. L’avanguardia camminava troppo forte, e Carlino: «A novant’anni? A novant’anni?» oppure rideva, e Carlino: «Ma che fate? Ma che fate? Zitto!» oppure si fermava a guardare una chiesa antica, le cuspidi, i pinnacoli strani al chiaro di luna, il cimitero accanto alla chiesa e Carlino: «Ma parlate, discorrete, fate qualche gesto! Niente il naso all’aria!» Dall’avanguardia venivano le ribellioni; le più acerbe, da Noemi. Ella si voltò sul Dyver battendo i piedi e protestando di volersene ritornare a casa se il noiosissimo romanziere in fasce non la smetteva con i suoi comandi e rimbrotti. Allora Jeanne le sussurrò:

«Parlami del tuo frate.»