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lac d’amour 29

di non avere più speranza. Come soffriva e si dibatteva la sua speranza creduta morta, come si ostinava a tempestarle nel cuore: no, no, non si è fatto frate, non è lui! Ella strinse con uno spasimo di desiderio il braccio di Noemi. Lo voce consolatrice si affievolì, venne meno. Probabilmente era lui, probabilmente tutto era proprio finito per sempre. Il silenzio della notte, la tristezza della luna, la tristezza delle vie morte, un’aria gelida che si era levata, consentivano con i pensieri amari.

Oltrepassata di poco Notre Dame, ecco ancora scivolare lungo il muro, dalla parte ombrosa della via, l’uomo sinistro. Noemi affrettò il passo, desiderosa ella pure di arrivare a casa. Quando Carlino si avvide che le signore andavano diritte alla villetta invece di pigliare il ponte che conduce all’altra sponda del Lac d’amour, protestò. Come? E l’ultima scena? Avevano dimenticato? Noemi voleva ribellarsi, ma Jeanne, trepidante che Carlino venisse a scoprire qualche cosa, la pregò di cedere.

«Sul ponte» gridò Carlino «fermatevi due minuti!»

Si appoggiarono alla sbarra, guardando l’ovale specchio dell’acqua immobile. La luna si era nascosta dietro le nuvole.

«Questa illunità è divina per me» disse Car-