Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/246

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Il sofista. 235 Teet. Anche di questo nessuno potrà dire al- trimcnt‘ se non C*le ^ m'° e su me- Fok. Ma affermiamo pure che ogni discorso dev'essere d'un certo genere. Teet. Sì. Fok. Ora ciascuno di questi di che genere B diremo che è r • Teet. L’uno falso, l’altro vero. For. E quello di essi che è vero, dice ciò che } come è rispetto a te. Teet. Come no? Fok. E il falso (dice) diverso da ciò che è. Teet. Sì. For. Ciò che non è, esso dice adunque come fosse. Teet. Pressa poco. For. E (dice) di te cose che sono diverse da quelle che sono. Perocché dicevamo che rispetto a ciascuna cosa vi sono molte cose che sono e molte che non sono. Teet. Naturalmente. Fok. Ora il discorso che su di te ho detto C dopo, innanzi tutto, giusta la definizione che abbiamo dato del discorso, non vi può essere ¦ il menomo dubbio che sia uno dei più brevi. lune riabiliti in certo modo la testimonianza dei sensi: Ir immagini del mondo sensibile giovano a chiarir brevemente la realtà del mondo intelligibile, perciò si pone innanzi questo esempio. Oltre di ciò Teeteto vota è falso, non tanto perchè il senso lo neghi, quanto perché lo nega l'idea di nomo nella quale è compreso anche Teeteto. 236 II