Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/72

Da Wikisource.

La teoria del Sofista. 61

gazione del concetto contenuto nell’affermazione (p. es. bello e non bello), lo ribadì nel Politico1, quando affermò doversi distinguere che cosa è specie e che cosa è parte, e le divisioni fino a che sia possibile dover esser fatte tra specie e specie2. La classificazione delle cinque idee o categorie che nel Sofista egli esamina, non segue altro criterio.

La differenza insomma tra la logica di Platone e quella d’Aristotele mi pare si possa dir questa, che l’una è sostanziale, l’altra formale; l’una costruttiva, l’altra descrittiva; l’una metafisica, l’altra logica mera. Se dunque in Platone non sono distinti i giudizi e i paralleli, poichè egli richiede che debbano essere conosciuti prima gli elementi dei quali la proposizione si compone, se sieno conciliabili tra di loro o inconciliabili, questo in parte torna al principio d’Aristotele, in parte vale qualche cosa di più. Anche quando si ha una differenza specifica la negazione non esclude la conciliabilità dei contrari: quando diciamo, l’arte produttiva non è acquisitiva, affermiamo solo che la prima è un tipo diverso dalla seconda per le tali e tali caratteristiche, ma non impugniamo che la prima possa esser la seconda per certi altri rispetti: la conciliazione a



  1. Pag. 263 AB.
  2. Non altrimenti procedeva in sostanza l’Hegel. “Hegel vuole accentuare specialmente il concetto che l’idea stessa di limite significa che esso segna una linea di confine tra due specie di essere. È impossibile di concepire un limite che sia il confine di una cosa sola, perchè nel medesimo istante in cui segna il confine di una, la separa da qualche cos’altro. Perciò ogni essere determinato implica necessariamente che oltre il suo limite ci sia qualche cosa; questo qualche cosa Hegel lo chiama il suo altro... L’altro che si oppone a ciascun essere definito non è una qualunque altra cosa che venga accidentalmente a trovarsi fuori della sfera dell’essere definito in questione; ma deve essere quel particolare altro che è, quasi diremmo, il suo prossimo parente„. J. G. Hibben, La logica di Hegel: traduzione di G. Rensi (Torino, Bocca, 1910), p. 84.
Fraccaroli, Il Sofista. 2