Pagina:Il Vendemmiatore e La Priapea.djvu/16

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8 IL VENDEMMIATORE

XV.


    Or che saría, se le richieste e i preghi,
Toccasser, donne, d’oggi innanzi a voi,
Perchè al voler dell’un l’altro si pieghi,
116Come toccar, già tanti tempi, a noi:
Quando vi grava, che mercè vi preghi
Un uom che v’ama sopra gli occhi suoi?
Per non piegar quei cuori aspri e selvaggi,
120Voi fareste a natura mille oltraggi.

XVI.


    L’alterezza, di voi fera tiranna,
Nel regno del cor vostro usa l’impero;
E s’or del fumo suo gli occhi v’appanna,
124Forse vedrete qualche tempo il vero:
Nè pur il corpo a servitù condanna,
Ma donne non vi fa pur del pensiero:
Qual donna un’ora del pensier dispensa,
128A chi mai d’altro che di lei non pensa?

XVII.


    Se sete al Cielo ingrate, a voi superbe,
Al mondo, ed a color che nascer denno,
Non siate sempre avare, e sempre acerbe;
132Date lor voi quel ben ch’altri a voi denno.
Avranno dunque, o donne, i fiori e l’erbe
Via più che voi ragion, pietade e senno?
Finirà dunque in voi la beltà vostra,
136Per cui si gloria il mondo e l’età nostra?