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194 IL BUON CUORE


meno costosa e più generale, e che davvero è una carezza materna della natura a questa povera gente, è la raccolta dei licheni detti: mou-eul (orecchini) a causa della loro conformazione rassomigliante al lobo di un orecchio. Il cinese apprezza poco o nulla i funghi che mangiamo noi, e sebbene i porcini, gli ovoli, le ditole e sopratutto i galletti, facciano parte talvolta del suo pasto, pure credo che non si trovi un cinese al mondo che spenderebbe un centesimo per provvedersene un piatto. Invece egli è pazzo per i mou-eul, li strappa alla natura con arte, li invoca come gli ebrei del deserto la manna, li raccoglie con avidità e li porta al mercato sulle spalle come un fardello prezioso.

Questa industria è comune a tutti i monti del Hupè forse anche delle altre Provincie1 e frutta annualmente una somma ingente e favolosa.

Un nostro cristiano ne ha raccolti questo anno per 450 tiao equivalenti in nostra moneta a 714 franchi! Un vero patrimonio!!

I mou-eul non nascono ovunque spontaneamente come gli altri tallopiti e per averli bisogna.... lavorare: però il lavoro è facile e la fatica corta; ed anche qui la maggior parte tocca a madre natura. L’uomo non deve far altro che afferrare un’accetta e recarsi in quella parte di bosco dove vuol preparare un vivaio. Giuntovi atterri senza pietà tutte le piante grandi e piccole che vi si trovano, bruci o porti via ogni cosa risparmiando però i fusti dei quercioli dai 5 ai 10 anni di età. Questi, invece, li ripulisca ben bene, guardando di non trasportare la corteccia che deve essere appunto il substratum dei bramati moueul. Taglierà, poi, detti fusti in pezzi uguali della lunghezza di circa due metri ognuno, e quindi alzata nello spazio ripulito una guida orizzontale, pure di quercia, ad essa appoggerà una estremità dei detti pali posando l’altra a terra in modo da dare ai medesimi una posizione più che sia possibile piana e orizzontale. La distanza di un bastone dall’altro può essere di un decimetro o giù di lì.

Fatto ciò e accomodate tante palizzate quanto è lo spazio libero e il numero dei fusti, se ne torni tranquillo a casa, e lasci che la pioggia faccia decomporre la corteccia delle piante. Solo allora, dopo le prime pioggie di primavera, vedrà queste ricoprirsi di piccoli numerosi licheni simili a conchiglie nerastre o anche bianche, che sono appunto i sospirati mou eul. Li raccolga e li secchi.

I mou-eul bianchi sono molto più rari dei neri, e mentre questi costano, è almeno il prezzo di quest’anno, 60 centesimi la libbra, quelli valgono 35 franchi e qualcosa! Ciò spiega perchè una ciotola di mou-eul bianchi apparisca soltanto nei pranzi semi sibaritici dei grandi e nelle grandi occasioni, mentre quei neri non sono rari nei pranzi ordinari tra amici ed amici.

La racolta dei mou eul dura dalla primavera all’autunno, e perchè si sviluppino in grande abbondanza si richiede che le pioggie non siano nè troppo lunghe nè di troppo corta durata.

Una pioggia blanda di 3 o 4 giorni seguita da bel tempo è sufficiente: invece una pioggia che duri una ventina di giorni dilava la corteccia e impedisce la germinazione del prezioso tallofite.

I mou-eul trovano un buono spaccio sul mercato di Nan-tciang da dove sono esportati in tutta la Cina, arrivando a costare nelle provincie lontane prezzi favolosi.

L’agricoltura di questi monti è in sostanza quella stessa del piano, le stesse semine e lo stesso modo di seminare.

Da Siang-Jang a qui è come un solo podere dove ha la preferenza il riso in tutti i luoghi paludosi e irrigabili e altrove il panico, il cotone, il sesamo, il granturco, le leguminose, la saggina da vino, da canapa ecc. La pastorizia colle sue molteplici risorse qui è ignota affatto. A questi monti che pure potrebbero essere un tesoro, e lo sarebbero certamente in mano dell’amico Sprenger, qui si chiede poco, assolutamente poco, neppure quello che si domanda loro in altri luoghi non molto lontani. Così per esempio, qui l’industria oleifera del t’ong-chou (elaecocca) è poco o niente. È pure trascurata del tutto l’industria della vernice sebbene l’albero vi cresca a meraviglia. Ai pochi e abbandonati castagni sparsi senza ordine in mezzo a queste macchie non si chiede altro che un pizzicotto di frutta per offrirle alla luna nella festa natalizia di questa che cade verso la fine di Settembre. Ecco tutto. Il solo frutto che si apprezza e che liberato dall’involucro osseo venga portato sul mercato di Nan-tciang è la noce.

Cagione di questa assenza di speculazione per parte dell’uomo e del trionfo della natura in tutto ciò che essa ha di più orrido e selvaggio, è in gran parte la lontananza dai centri, la difficoltà delle vie, la necessità di pensare al sostanziale, la mancanza di grossi capitali e finalmente l’inerzia e la deficienza di iniziativa per parte di questi popoli. Così vissero i loro antenati: così vivono essi, e cosi vivranno i loro nipoti Povera gente del resto, contro cui congiurano continuamente, ora le piene, ora le troppe piogge, ora la siccità, e quando sono per raccogliere le messi tanto desiderate escono dalle loro tane le truppe dei cinghiali, dei camosci, dei lupi, dei daini e fanno corte bandita e si ingrassano dei sudori del povero contadino! Qui le divisioni delle terre non si fanno a ingegneri come nel piano non essendo possibile una misurazione esatta, non si fanno neppure ad appezzamenti ad occhio come in altri luoghi montuosi del Hupè e neppure a base del seme necessario per ogni campo, ma al modo biblico, prendendo per unità di misura uno spazio di terra che può essere arato da un paio di buoi in una giornata. Così se chiederete ad uno quanta terra coltiva vi risponderà 4, 5, 10 paia di buoi! Curiosa particolarità che ci riallaccia ai bei tempi di quando nei campi di Moab guidavano i grossi giovenchi Noemi e Ruth!!

13 Settembre. — Ed eccoci al ritorno. Ieri invitai 4 uomini per portare i bagagli, le piante e la lettiga di montagna per me, ma al momento di partire sento che i due letticari sono due facchini ordinari. Con simile
  1. I mou-eul Hupè sono i più ricercati e comprati a più caro prezzo di quelli delle altre regioni.