Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 30 - 23 luglio 1910.pdf/6

Da Wikisource.
238 IL BUON CUORE



L’avv. MICHELE SAN PIETRO.

È spirato a sessant’anni. Era una distinta figura di benefattore, che godeva fama lusinghiera come professionista e che rivestiva — oltre ad essere uno degli autorevoli maggiorenti del partito cattolico — molte cariche pubbliche, in Enti, Società, ecc.

Era infatti consigliere comunale di Merate e Sabbioncello, presidente della Società di San Vincenzo de Paoli, era presidente della Società idro-elettrica di Cerro al Lambro, vice-presidente del Consiglio di amministrazione della Società d’assicurazione Concordia, consigliere e cassiere del Credito Fondiario Sardo, consigliere dell’Associazione Religione e Patria, consigliere d’amministrazione dell’Ospedale Fate-bene-fratelli, apparteneva anche alla Società contro l’accattonaggio ed al Comitato nazionale per diffondere l’educazione dei sordo-muti; era infine fabbricere di S. Stefano e di S. Lorenzo.

Grande fu il concorso ai funerali.

Sulla facciata della chiesa di S. Babila leggevasi la seguente epigrafe, dettata da mons. Carlo Locatelli:

sulla esanime spoglia

dell’avvocato MICHELE SAN PIETRO

la famiglia da lui con tanti esempi edificata

e teneramente amata

i poveri di cristo amor del suo cuore

i compagni alle opere

da lui col censo e col senno assistite

preci e lagrime depongono

facendo voti

di memoria imperitura

ad eccitamento di religiose e cittadine virtù

di gioia e gloria eterna

a ricompensa di vita intesa

all’amor di dio

al bene dei prossimi.

Al Cimitero l’on. marchese Carlo Ottavio Cornaggia pronunciò il seguente discorso:

«Quanti siamo qui convenuti, intorno al feretro che racchiude la salma del benamato avvocato Michele San Pietro, al dolore profondo per la sua immatura dipartita associamo il convincimento che in Lui abbiamo perduto un uomo degno della più sincera stima e del più vivo affetto, per le doti elettissime della sua mente e del suo cuore e per l’illuminata sua operosità.

«Poche persone infatti, al pari del nostro caro estinto, hanno sentito il dovere di fare il bene e di farlo sempre e generosamente.

«A questo dovere egli ha obbedito costantemente, con animo volonteroso e lieto; nel fare il bene egli non ha mai sentito stanchezza o scoramento: lo possiamo attestare noi, testimoni della sua costante serenità fra le preoccupazioni e le fatiche della sua giornata.

«E pure fu immane il lavoro, che egli compiva nel vasto campo aperto alla generosa sua attività!

«Alla Società di San Vincenzo de’ Paoli ha dedicato, si può dire, tutta la sua esistenza, pieno l’animo del
desiderio di farla prospera e di venire in aiuto dei suoi poveri, convinto che l’opera delle conferenze, sovratutto colle visite fraterne alle famiglie, può centuplicare il beneficio del sussidio materiale che si largisce ad esse.

«Ma mentre la presidenza della Società di S. Vincenzo sembrava dovesse assorbirne tutta l’operosità, ad innumerevoli altre amministrazioni l’avv. San Pietro dava la sua mente e il suo cuore, con tanta efficacia da diventarne spesso il più sicuro appoggio e senza dimenticare la sua famiglia, degna di lui, alla quale ha dedicato tesori di tenerezza e di devozione.

«Però la sua attività nel campo della beneficenza non ha mai servito a scopi di vanagloria; le sue caritatevoli larghezze non ne hanno mai fatto risuonare il nome, perchè la sua modestia e il suo desiderio di restare occulto non avrebbero mai tollerato che esse servissero per procurargli qualche lode.

«Di questa sua modestia disinteressata egli ha dato indubbie prove col non desiderare mai quegli onori, dei quali lo facevano degno la indiscutibile sua capacità e le non comuni sue benemerenze.

«Un giorno solo egli ha accettato di essere proposto ai voti dei suoi concittadini quando — giova ricordarlo a suo speciale elogio — fra antiche diffidenze, che rendevano ardui gli accordi novissimi, desiderati dai buoni, gli fu detto che il suo nome avrebbe potuto essere pegno di concordia fra quelle forze che era bene si alleassero per la difesa dell’ordine e della libertà.

«Ad un invito così motivato egli, tanto alieno dal desiderare alte cariche, si era tosto arreso, noncurante delle sorti riservategli dall’urna e lieto di fare ciò che stimava suo dovere.

«Ma se il benamato nostro estinto, illuminato dalle promesse della fede, non ha atteso quaggiù il premio alle sue fatiche, più doverosa e più incondizionata è la nostra ammirazione per lui, che — invidiabile riassunto di tutta una vita — dobbiamo rimpiangere siccome uno fra i più nobili esempi di cittadino e di cristiano».

In seguito parlarono: l’ing. Michele Cairati, presidente degli Ospedali Fate-bene-fratelli; il dott. Carlo Baslini, sindaco di Merate, e il comm. De Giuli, anche per la famiglia del defunto.


L’ingegnere GIUSEPPE CARONES.

Un’altra dolorosa notizia ci sorprende mentre siamo occupati nell’impaginazione del periodico: il giovane ingegnere Giuseppe Carones, colpito da tifo, è spirato lasciando nello strazio i genitori e tutta la numerosa famiglia. Avremmo voluto che la notizia, così fulminea, non fosse vera, e speravamo si trattasse d’un equivoco, perchè un fratello dell’ing. Giuseppe, già gravemente malato, aveva suscitato penose trepidazioni.... Ma pur troppo mentre il fratello minore guariva, si ammalava il maggiore, e i poveri genitori, dopo aver sospirato per un figliolo che temevano di perdere, non hanno avuto tregua ed ora piangono desolati per la precoce, inaspettata dipartita del diletto Giuseppe.