Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 02 - 7 gennaio 1911.pdf/3

Da Wikisource.

IL BUON CUORE 11


Ed io vorrei non solo fare un ritratto, ma riprodurvi la fisionomia spirituale d’un’anima di santo? fotografare cioè tutti quei sacri incontri del sopranaturale col naturale, di Dio con lo spirito umano, della grazia con la natura, della santità con la virtù, che in S. Carlo formarono lo spettacolo degli angeli e affascinano da tre secoli il mondo cattolico?

Non una fisionomia dunque, ma una linea sola di essa io m’arrischio a portare, perchè almeno qualche cosa di Lui discorra la mia anima con la vostra che l’amano e lo vogliono imitare. E scelgo quella linea sulla quale possiamo formare la nostra fisonomia spirituale, facile allo studio, cara alla imitazione, causa d’ogni altra bellezza come in S. Carlo lo fu: il suo pregare.

O madri, i vostri figli sono un prolungamento della vostra esistenza. Aspettati dai vostri sogni, intraveduti framezzo alle immagini più belle e più pure, venuti finalmente a bere alle vostre vene per lungo tempo e poi presi dalle vostre pie mani e compressi sul vostro cuore, perchè in altra forma ancora, del vostro sangue si nutrano, voi li vedete crescere con la vostra sostanza e poichè lo spirito che ha loro dato Iddio forma persona con quel corpo che è vostro, i vostri affetti, i vostri pensieri, la vostra anima insomma per le vie dei sensi e per quell’arcana, ma reale comunicazione che esiste in noi tra la materia e lo spirito, influisce sul loro spirito, sull’anima loro.

Dammi, o Italia mia, delle madri grandi ed io ti assicuro dei grandi cittadini; dammi le madri sante e la Chiesa finirà di versare lagrime su tombe di figli perduti per sempre. Sieno sante le culle e le tombe si muteranno in altari.

La Contessa Margherita dei Medici si preparò a diventare la madre di S. Carlo con queste divine grandezze di santità, tra le quali emerse il suo spirito di preghiera. Usciva ogni mattina per udire la messa e il suo passeggio del pomeriggio finiva presso qualche chiesa claustrale dove intrecciava le sue alle preghiere delle vergini dei tabernacoli.

Ella era degna compagna del Conte Giberto che amava rinchiudersi a far orazione, vestito di sacco, in una cappelletta fabbricata a guisa di grotta nella Rocca d’Arona.

Da queste luci di santità venne lo spirito di preghiera in S. Carlo, che lo doveva accompagnare tutta la vita e diventare come il respiro de’ suoi polmoni e la luce delle sue pupille. Forse a indicare questo splendore di anima, Iddio distese la gran fascia di luce sul cielo del suo castello la notte in cui nacque quel mercoledì 2 ottobre 1538.

Nella camera dei tre laghi, così chiamata perchè aperta a guardare con ampie finestre, come con occhi incantati da tre parti il lago, la cuna di S. Carlo dondolava soavemente sotto la preghiera della madre come la barca fuori e a basso nella canzone del pescatore.

Carlo, non tardò a manifestare questo spirito d’orazione bevuto col latte. I suoi occhi si rivolgevano spesso al cielo come si solleva naturalmente e si apre la
corolla del fiore al sole. I suoi trastulli furono piccoli arredi sacri e piccole suppellettili d’altare come per Napoleone dovevano essere soldati di stagno e cannoni di sambuco. I grandi hanno questa nota: la loro infanzia disegna lo spirito della loro vita futura. S. Ambrogio faceva baciare le mani ai bambini suoi compagni e metteva mitre di carta dicendo: io sono il vostro vescovo.

Vestito prestissimo l’abito ecclesiastico, quasi volesse Iddio compiacersi di vedere onorato per lunghi anni in lui la nobile divisa dalla sua Chiesa, allora nella Diocesi di Milano, portata da molti senza troppo decoro, egli amò l’orazione come suo sostegno in mezzo ai grandi pericoli che già si presentavano alla sua tenera infanzia; e poichè sapeva bene fino da allora che pregare è unirsi a Dio e che l’unione con Dio ha suo inizio e suo incremento dalla purificazione della coscienza, decise e mantenne di confessarsi ogni otto giorni, ed ogni domenica lo si vedeva col conte suo padre inginocchiato alla balaustra con lo sguardo acceso, col petto ansante, nel sospiro della Comunione sacramentale.

Fanciulli e fanciulle, al primo aprirsi della vostra ragione provate ad avvicinarvi a queste balaustrate al di là delle quali c’è il mare dell’infinito divino e sulle onde del quale viene a voi il Creatore degli astri e dei cuori. Incorporati con lui mediante questo atto supremo della preghiera, voi affronterete coraggiosi la vostra gioventù.

S. Carlo doveva sentire la tempesta della tentazione ma doveva gustare la gioia del trionfo.

Dai 16 ai 18 anni, quando la vita ormai ha aperto i suoi abissi e vi fa guardar dentro, quando tutto si com. move il cuore a ogni raggio di bellezza e s’infiamma d’entusiasmo ad ogni grandezza, quando le albe e i tramonti, il lago e la campagna, i fiori del cielo e le stelline dei prati dicono una poesia non sentita mai prima, quando, dopo certe prime ore di meditazione, vengono su dall’animo quelle vergini lagrime di cui Bossuet diceva: si piange, si piange, e non si sa il perchè; allora il nemico che crebbe con gli anni e fuori e dentro il cuore, affila le sue armi e tenta la prima piaga. Guai allora se si cade. La giovinezza diventa il triste ricordo di tutta la vita.

Si tentò così con Carlo. Egli aveva lasciato la casa di Arona alcuni anni prima di questa età. Si era stabilito in Milano per gli studi d’umanità. I compagni l’avevano osservato, non avevano ottenuto nulla da lui che sentisse della loro precoce corruzione, egli s’era attaccato con una divozione tenera e profonda a Maria Santissima, che nell’anima dei puri è vaghezza attraente e dolce poesia di paradiso. La Chiesa del Castello e il Santuario di S. Celso, avevano spesso raccolte le sue fervide preghiere e da’ suoi venerati simulacri gli aveva sorriso la Vergine degli Angeli. Egli camminava con la sua mano in quella di lei e sentiva arrivargli fino al cuore la casta influenza della sua protezione.

Da Milano era passato a Pavia per laurearsi in diritto. D’un tratto una sciagura, forse la più grande di una casa, lo getta nel lutto. Il Conte Giberto scende nella tomba ed egli è richiamato per amministrare il