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IL BUON CUORE | 13 |
Nel sogno — dice il prof. Havelock Hellis in un articolo in «Atlantic Manthly» riassunto da Minerva — il dormiente, non ha quasi mai l’illusione di sollevarsi a grandi altezze, ma a poca altezza dal suolo, e a grandi salti lungo ciascuno da dieci a venti metri, provando una piacevole impressione di leggerezza e di scioltezza nei movimenti, e non raramente anche la soddisfazione di essere arrivato a risolvere il problema della locomozione aerea unicamente per la superiorità della sua struttura organica.
Come si spiegano i sogni di tal genere? Vi sono varie teorie. Alcuni studiosi di occultismo hanno sostenuto che i sogni di voli non sono altro che rappresentazioni di escursioni, realmente verificatesi, del così detto «corpo astrale».
Il francese de Verme, contro questa teoria, osserva invece che la sensazione del volo aereo durante il sogno è soltanto un fenomeno di origine esclusivamente fisiologica, e non contiene alcuna prova dell’esistenza di un corpo astrale.
Secondo l’A. non è necessario ricorrere a ipotesi ardite per trovare una spiegazione soddisfacente. A suo credere la spiegazione è data dalle speciali condizioni in cui si trova l’organismo durante il sonno. I sogni in questione non sarebbero prodotti che da sensazioni aventi la loro origine nella funzione respiratoria. Quando siamo sdraiati, le pareti del torace si alzano e si abbassano alternativamente, compiendo una serie di oscillazioni che alle loro estremità sono limitate dall’aria. L’impressione del movimento nell’aria che caratterizza i sogni di volo non sarebbe che una obbiettivazione di tali movimenti. E che la funzione respiratoria abbia una parte importante, lo dimostra anche il fatto dell’oppressione al petto che si avverte svegliandosi. Un’altra prova si ha in ciò: che i sogni di voli nell’aria sono molto spesso, e specialmente negli individui giovani, associati con la rappresentazione di scale. Ora la salita e la discesa delle scale costituiscono le cause più frequenti di stimolazione delle funzioni respiratorie e cardiache, e ciò in particolar modo nei ragazzi, che sogliono salire e discendere di corsa. Tali impressioni facilmente sfuggono all’attenzione dell’individuo sano, ma sono ricordate inconsciamente, e cosi possono essere utilizzate dall’attività psichica nel sonno.
Ma nel problema di questi sogni occorre tener conto anche di un altro fattore: le condizioni della sensibilità tattile, poichè l’attività respiratoria da sola non potrebbe produrre la sensazione del volo, se le sensazioni tattili continuassero a ricordarci che siamo sempre a contatto con la terra. Invece quando un individuo è a letto, la sensazione di movimento determinata dall’attività respiratoria non è accompagnata dal senso di pressione prodotto dalle calzature, nè da quello che deriva dalDEI CATTIVI DISCORSI
- Certe parole che ridir non osa
- Per non farvi arrossir, la lingua mia,
- Certi discorsi che hanno sempre ascosa
- Qualche non troppo oscura allegoria,
- Certi racconti fatti in verso o in prosa
- Che vi turbano poi la fantasia,
- Degni, o donne, non son di vostre orecchie,
- Principalmente se non siete vecchie.
- Pur questi son que’ tai ragionamenti
- Che s’odon volentier nel conversare,
- E voi tenete lor gli orecchi attenti
- Per somma bontà vostra, e il favellare
- Di cose sode, ovvero indifferenti,
- Semplicitade, anzi sciocchezza or pare;
- Ed un che nel parlar sia ritenuto
- O scrupoloso, o satrapo è creduto.
- Meglio saria per voi filar la rocca
- Che udir certe novelle, o sia discorsi
- Che han tanti e tanti a tutto pasto in bocca
- Onde il velen bevete a sorsi a sorsi....
- In confidenza, donne mie, vi dico,
- Che l’ascoltar quello che non dovete
- Vi fa passar per quello che non siete.
- E se non altro, crederà taluno
- Che siate larghe assai di coscienza;
- E voi sapete che a’ dì nostri ognuno
- Vuol giudicar secondo l’apparenza;
- Massime se si tratta d’una o d’uno
- Di cui non s’abbia troppo conoscenza;
- Direte voi che l’apparenza inganna,
- Ma l’apparenza intanto vi condanna....
- Ma taluna di voi mi par che dica:
- L’udir parlare è sempre stato in uso,
- Ed io non deggio, per parer pudica,
- Quando altri parla raggrinzare il muso....
- E se v’è uno sboccato, a me non tocca
- Cacciarlo via, nè chiudergli la bocca.
- Donne, nè men io son di quest’avviso;
- Mi basta sol che se un discorso indegno
- Di voi si fa, voi con applauso e riso
- Di piacere non diate espresso segno;
- Che un onesto rossor vi nasca in viso;
- Basti sol che mostriate un finto sdegno,
- Che il parlatore cangerà linguaggio,
- E in avvenir sarà più cauto e saggio.
(Dal «Cicerone», c. VII).