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Anno X. Sabato, 30 Settembre 1911. Num. 40.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Beneficenza. —R. Venerosi. Il secondo Congresso degli italiani all’estero — Pensieri.
Religione. —Vangelo della domenica prima d’Ottobre.
Educazione ed Istruzione. —Luisa Anzoletti. Per ottantesimo compleanno di mons. Geremia Bonomelli — Fortunato Rizzi. Esami, scuola e famiglia — Un Educatorio modello — Can. Pietro Gorla. Storia breve di un’anima penitente.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario — Piccola Posta.

Beneficenza


Il secondo Congresso degli italiani all’estero


Relazione dell’ITALICA GENS


(Continuazione e fine).

Ben sappiamo che il conflitto attuale potrebbe dar luogo ad inconvenienti gravi nel campo del diritto privato, ma constatiamo anche che per ora di simili inconvenienti non se ne hanno in tal misura da render necessario un passo così grave come quello proposto.

Noi crediamo che la questione non debba esaminarsi semplicemente coll’occhio del giurista unicamente preoccupato di conciliare e di riadattare in qualche modo le norme di legge ad un nuovo stato di fatto che si è venuto formando: quando è implicato un interesse vitale della nazione, lo Stato deve per prima cosa preoccuparsi che la sua integrità nazionale non abbia in alcun modo a subire menomazione.

Nel nostro articolo citato del Febbraio passato noi concludevamo:

«Ci pare che al momento presente, una qualsiasi soluzione definitiva del problema, comunque tendente a facilitare agli emigrati lo svincolo dalla cittadinanza italiana e l’acquisto di quelle americane, sarebbe immaturo e del tutto inopportune, anzi pericoloso per gli interessi nazionali.

«Anche noi vediamo il problema che s’impone, ma non possiamo non augurarci che i provvedimenti definitivi che si propongono siano rimandati a miglior tempo, quando non vi sia dubbio sull’effetto che essi produranno nazionalmente.

«Quell’epoca sarà più o meno lontana, a seconda che più o meno sollecitamente ed energicamente si sarà compiuto il lavoro preventivo necessario».

Queste conclusioni ora ripetiamo, confermando che vorremmo che i principii fondamentali che regolano quella materia restassero per ora immutati, salvo s’intende il provvedere con disposizioni particolari ai singoli inconvenienti giù gravi che si venissero a verificare.

E non è questo un suggerimento di inerzia, come è detto nella relazione presentata al Congresso a proposito dell’articolo nostro sopra citato, forse non ben compreso: a torto ci si risponde portando l’esempio di altri paesi che hanno risolto di recente il problema con nuove leggi: perchè evidentemente le condizioni dei paesi portati ad esempio, non possono paragonarsi alle nostre: alcuni di quelli citati, e precisamente il Brasile, gli Stati Uniti, il Venezuela, sono paesi di poca o punta emigrazione, anzi di immigrazione, i quali nessun danno hanno da temere da disposizioni simili a quelle che si propongono ora da noi; ovvero nei casi citati del Belgio e della Svizzera, sono paesi dai quali emigra gente istruita, più ricca e con una coscienza nazionale perfettamente formata e consolidata.

Molti italiani residenti all’estero, specialmente quelli provenienti dal Sud America, partecipanti al Congresso, fautori del detto ordine del giorno, affermavano con aria quasi di risentimento, che essi non avevano bisogno che si insegnasse loro l’amor di patria, che questo sapevano conservarlo all’infuori di qualsiasi vincolo: e noi non ne dubitiamo, e diciamo che ad essi anzi conviene entrare nella vita pubblica americana onde meglio tutelare in modo diretto gli interessi proprii e dei loro connazionali; ma essi rappresentano il fiore, purtroppo scarso ancora, delle nostre collettività residenti oltre oceano, e non possiamo per ora riguardarli, allo scopo di commisurare provvedimenti di carattere così generale, come l’esponente della grande maggioranza dei nostri emigranti, la quale invece, tutti ne convengono, per ragioni che più volte abbiamo esposte, non ha alcuna preparazione nazionale, ed è preda di un deplorevole processo di snazionalizzazione così sollecito, che i figli già non risentono più nulla della nazionalità paterna.

Ora, se lo spirito nazionale si può conservare indi-