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Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 48 - 25 novembre 1911.pdf/5

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il buon cuore 381
Nel campo della fede, nel campo della virtù non è primo il più colto, non è migliore la mente più eletta... Preferibile assai la osservazione del fatto, il docile inchinarsi del cuore alla espressione pratica della fede nelle opere sante.

Non tuttavia si contradicono fede e coltura tanto religiosa quanto scientifica. Anzi a vicenda s’illustrano s’ajutano, quando esse si tengono nella via loro assegnata nè vogliano all’una applicarsi i metodi di procedere, dell’altra. Non ha mai la fede respinta la scienza: la scienza non ha mai projettata ombra qualsiasi sullo splendor della fede: ciò che alla fede nuoce è il gabbare per scienza ogni opinione, che in uno od latro momento prevalga in mezzo agli uomini; che oggi è applaudita e domani una critica più acuta distrugge soppianta.

La fede si conosce dall’opera: la scienza dagli argomenti: la fede — ovunque passa — crea la carità colle sue infinite diramazioni di luce allo spirito, di sollievo al corpo, mentre la scienza è pur il grande fattore della civiltà e del progresso dei popoli tutti. La fede è il retaggio dei grandi e dei piccoli, degli scienziati ed ignoranti, dei dotti e degli incolti, dei ricchi e dei poveri, dei civili e dei selvaggi; la scienza è l’arca chiusa ai popoli, e solo s’apre agli intelletti più forti, ai voleri più ostinati. La fede ci dà Cristo, la scienza non arriva lassù, ci dà il mondo e muore quaggiù di dove trasse l’origine.

Tu es, qui venturus es, an alium expectamus?....

Universale domanda fra gli uominil In tutti i tempi, attraverso tutti i secoli e popoli sorse la domanda a Cristo: sei tu colui, che debba venire oppure dobbiamo aspettarne un’altro? Cristo sotto la forma di benessere collettivo ed individuale, sempre ovunque fu cercato dalla società intera e da tutti i singoli uomini nelle lotte loro, nei loro traffici, nelle loro scienze, arti.... Cristo è sempre il punto radioso della felicità....

Tu es....?

Sì, è Cristo! lo dice lo studioso nella ansietà del vero: nelle sue dottrine l’ingegno e la mente trovano le grandi armonie del vero, senza strappi, senza violenze.... Sì, è Cristo, in una sanissima, santissima morale dai precetti divini, inimitabili.... Sì, è Cristo, nella divinità di sua vita, nel suo esempio, da cui ci deriva quella forza inafferabile ma poderosa che è la grazia... strana forza alla mente, al cuore che li muove li agita senza toccare e menomare alcunchè del più gran dono umano: la libertà!

Sì, è Cristo, lui che nell’applicazione rigida di sua legge, compatisce alla infermità della carne, all’imbecillità della mente, all’ambiente viziato per cui l’uomo decade di sua grandezza e nobiltà.

Si, è Cristo, lui che il peccatore redime, a cui tempera le lagrime; di cui sente il dolore calmo, a cui sorride — riso di cielo, — un perdono celeste....

Sì, è Cristo, lui che convive colla prudenza del vecchio, lui che raccoglie i fremiti del giovane entusiasmo, che sostiene ed addolora sulle agonie d’una madre, che innamora di sua bellezza le giovani esistenze d’una donna!...

Sì, è Cristo! è Cristo è Dio perché la scienza, i tempi, lo spazio non lo esaurisce, perchè per tutti ha una parola che crea e comprende, perchè per tutte le indefinite varietà dello spirito ha indefiniti contatti di vita e di santità....

....an alium expectamus?

Contro ogni credere la società aspetta altro che sia Cristo. È il capo famiglia che sogna nei traffici, nella operosità, la sua sicurezza.... è la madre che — della prole noncurante — nel salotto, nella conversazione, nella corte di adoratori che insidiano colla galanteria l’onor della famiglia crede bene spesa la sua esistenza... è la giovane speranza — fino ad jeri tanto pia e buona — oggi sognante l’ebbrezza d’amor di fango, cercante i fior dal loto e forse più basso ancora.... è lei che si esaurisce in vanità, punto velenosi pensieri e letture che... fosser almen frivoli! tradiscono la interna piaga... è il giovane che cerca il suo Cristo dove? dove domani non raccoglierà che lacrime, disinganni e... morte!

Tu es, qui venturus es... non alium expectamus?....

B. R.


Mesto e gentile ricordo


Moriva all’Ospedale Maggiore il giorno 6 del mese corrente la giovane cieca Carizzoni Pierina. Era da molti anni allieva nell’Istituto dei Ciechi di Milano, dove non potè più a lungo essere trattenuta perchè affetta da progredita tubercolosi. Nei tre mesi che fu all’Ospedale, amorosamente assistita dalle Suore, e spesso visitata dalle compagne, andò lentamente preparandosi all’ultimo passo, che affrontò con animo rassegnato e sereno, sebbene la giovane età le facesse sentire ben vivi i legami che la stringevano alla vita.

Uno stuolo di compagne dell’Istituto ne seguirono il feretro fino al Cimitero. Una compagna, la signorina Armida Lambrughi, maestra cieca nell’Asilo Infantile, disse parole così commoventi nella loro semplicità, che ci parve abbiano a star bene nelle colonne del Buon Cuore.

«Alla mia cara e compianta amica Pierina Carizzoni. Tributo di affettuosa e sincera amicizia.

«No, Pierina; non rattristarti! non è per una delle solite convenienze (pur troppo così frequenti anche dinnanzi alla morte), ch’io voglio rivolgerti, a nome di