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Anno XI. Sabato, 23 Marzo 1912. Num. 12.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Beneficenza. —A. M. Cornelio, Al Pio Albergo Trivulzio — Pensiero — Maria Motta, Pro Victoria.
— Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi — Opera Pia Catena.
Educazione ed Istruzione. —L. Meregalli, Quando si dice. fortuna.... — Sovrani collezionisti — Egilberto Martire, La marina italiana contro i turchi nell’opera di P. Guglielmotti.
Religione. —Vangelo della quinta domenica di Quaresima.
Società Amici del bene. —Per il Vicario dell’Eritrea.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Beneficenza


Al Pio Albergo Trivulzio


Il ricovero semigratuito.


Alla vigilia di un convegno in quel grande quadrato della beneficenza che è la Baggina, sapendo che si tratta di un argomento interessante, propugnato da chi lo ha approfondito, compreso e apprezzato, negletto invece e anche ostacolato da chi non ha voluto o potuto comprenderlo, crediamo opportuno informarne i lettori, tra i quali contiamo non pochi amici che nella palestra della beneficenza pubblica e privata esercitano una vera missione di elevazione civile e morale.

Parliamo del ricovero semigratuito nel Pio Albergo Trivulzio, che, ideato con nobili intendimenti e con evidente praticità da un apostolo della beneficenza pubblica, il nob. comm. avv. Giuseppe De Capitani d’Arzago, è stato eretto testè in ente morale ed ora si trova nelle condizioni di una promettente iniziativa.

Ma forse che s’intenda con tale introduzione di alterare la fondiaria del Pio Albergo pei nostri vecchioni? Nemmen per sogno! Tale dubbio fu espresso da taluno che non ha studiato i problemi affacciantisi mano mano colla manifestazione di nuovi bisogni, di nuovi orientamenti sociali, di nuove tendenze, come pure da chi non ha potuto comprendere la necessità di ritornare sull’argomento della vecchia beneficenza anticamente formulata per studiarla nuovamente e coordinarla e completarla in armonia alle sopraggiunte emergenze,
alle opere di previdenza generale e alla evoluzione e moltiplicazione delle popolazioni.

Per queste ragioni, per la forza preponderante degli eventi, in poco più di un ventennio, quante fioriture di beneficenza nella nostra Milano! Consideriamo solamente quello che si è fatto a beneficio della fanciullezza abbandonata, dei deficienti, dei ciechi, dei rachitici, degli scrofolosi, dei tubercolotici, e pensiamo ai molti istituti che non esistevano venticinque anni or sono se non nelle aspirazioni dì benefattori illuminati come un Casanova, un don Carlo San Martino, e guardiamo a ciò che hanno fatto i Salesiani e le Piccole Suore.

Eppure, grandi istituti e grandi bisogni sempre crescenti anche per la demoralizzazione della popolazione che troppo approfitta e abusa pure della beneficenza, specialmente per liberarsi di pesi troppo molesti, della prole che si abbandona con indifferenza, e dei vecchi che si rigettano talvolta come rifiuti.

E perchè tale sorte deve essere riservata anche a vecchi onorati che — dopo aver lavorato sempre e appartenendo a famiglie che lavorando guadagnano con una certa larghezza e potrebbero quindi economizzare — avrebbero diritto a un trattamento dignitoso?

Ci sembra che da questa domanda scaturisca nitida la risposta dell’attuale benemerito Presidente del Pio Albergo Trivulzio, il quale vorrebbe giustamente distinguere la posizione del vecchio senz’alcuna risorsa nè propria, nè famigliare, dal vecchio previdente o appartenente a famiglia sovvenuta da guadagni più che sufficienti.

Lo Stato — egli dice — ha provveduto colla legge alla pensione di vecchiaia agli operai che s’inscrivono alle istituzioni all’uopo fondate; ma in pratica la legge è poco compresa e meno seguita; quindi bisognerebbe pensare a un congegno che facesse obbligatorie le inscrizioni di previdenza, rendendo queste più facili, più accessibili, più attraenti. Sì, più attraenti, essendo poco lusinghiera la pensione giornaliera di 66 centesimi dopo 62 anni di vita.

Ebbene, il comm. De Capitani segnala nell’istituzione del ricovero semigratuito una integrazione della legge, una nobile via aperta al vecchio previdente, il quale, lungi dallo sfruttare l’intera carità dovuta a vecchi più