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162 IL BUON CUORE


tuto trivulziano, dicendo: — La sezione semigratuita deve essere ed è infatti una piccola appendice reclamata dai tempi e dalle circostanze; ma l’opera grandiosa del Pio Albergo Trivulzio rimane ugualmente inalterata con centinaia di posti gratuiti, malgrado le larghe falle causate al patrimonio dall’erezione dei nuovi edifici; quindi, ora e sempre deve e dovrà rimaner viva nel cuore dei benefattori l’affettuosa memoria per la casa dei vecchi invocanti un onorato e tranquillo riposo.

Il presidente nob. De Capitani osservò assentendo, come il Cornelio avesse messo in evidenza il concetto verace dell’intangibilità della fondiaria del Pio Albergo e dei grandi bisogni causati da necessità e da insorgenze ineccepibili.

Rispondendo poi argutamente al dott. Serina, il quale aveva chiesto notizia dei fondi eventualmente disponibili per la nuova sezione semigratuita, il presidente disse: mi faccio interprete dei presenti, chiedendo alla munifica Cassa di Risparmio, col tramite del pur presente on. Cornaggia, un generoso concorso.

Il cav. Cavallazzi espresse il voto di una efficace réclame a favore dei bisogni vecchi e nuovi, e il presidente concluse con un ringraziamento e un appello ai presenti rappresentanti della stampa.

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


OBLAZIONI.

Signore Teresa Fracassi |||
 L. 15 ―

SOCI AZIONISTI.

Signora Giuditta Signori |||
 L. 5 ―

Religione


Vangelo della solennità di Pentecoste


Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, e vi darà un altro Consolatore, affinchè resti con voi eternamente; lo Spirito di verità, cui il mondo non può ricevere, perchè non lo vede, nè lo conosce; voi però lo conoscerete perchè abiterà con voi, e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: tornerò a voi. Ancora un po’ di tempo, e il mondo più non mi vede. Ma voi mi vedete, perchè io vivo, e vivrete anche voi. In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me ed io in voi. Chi ritiene i miei comandamenti e li osserva, questi è chi mi ama. E chi ama me, sarà amato dal Padre mio; e io lo amerò, e gli manifesterò me stesso. Dissegli Giuda (non l’Iscariota): Signore, donde viene che manifesterai te stesso a noi, e non al mondo? Rispose Gesù e gli disse: Chiunque mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e verremo a
lui, e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole. E la parola che udiste, non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose ho detto a voi dimorando in voi. Il Paracleto poi, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome mio, egli insegnerà a voi ogni cosa, e vi ricorderà tutto quello che ho detto a voi. La pace lascio a voi, la pace mia do a voi.

S. GIOVANNI, Cap. 14.


Pensieri.

Di due cose Gesù Cristo fa nel Vangelo menzione in modo speciale. Esse si trovano fra le ordinarie operazioni dello Spirito Santo: la illustrazione dell’intelletto mercè lo splendor del vero: v’insegnerà tutto: ed il rinvigorimento del cuore a superare gli ostacoli che ci attraversano la via alla nostra salute: non si turbi il vostro cuore nè voglia temere.

La nostra meravigiia innanzi alla parola di Gesù si spiega, ma non ha ragione d’essere. Anche dopo tre anni di conversazione con Gesù, anche dopo i miracoli a cui avevano assistito gli apostoli, erano pur sempre rimasti quegli eterni fanciulloni dalle domande ingenue e puerili, che si meritavano da Gesù — pazienza inesauribile — talvolta rabbuffi solenni.

Ultimamente la passione di Gesù, la sua morte aveva sconvolto quelle povere menti: aveva portato un caos infinito anche nel poco che avevano con tanta fatica appreso, così da divenire come intontiti, istupiditi, incerti e fluttuanti tra il sì ed il no, in modo da non poterli dire affatto increduli, ma neppure credenti. Erano dei dispersi, disorientati anche dopo la risurrezione. Mancava la lavorazione della loro mente, la forza che unisse e centralizzasse le energie assopite dei loro cuori, che avevano pur avuto tratti nobili e generosi.

A tutti è noto quanto avvenne nel dì della Pentecoste. Quei miseri, quegli ignoranti, quei deboli d’ieri li vediamo sulla pubblica piazza propagandare Gesù Crocifisso, predicarne la virtù, dirne la forza di salute e convertirne alla buona sequela del Maestro ben ottomila ebrei.

Forza dello Spirito Santo! Non hanno più dubbi sulla verità: non sognano più i trionfi del novello regno di Giuda: respingono il fastigio dei grandi per dominare le menti; le lor consolazioni non saranno dal mondo: la loro felicità era l’unione al Maestro nell’umiltà e nel soffrir contradizione e contumelia....

Strano mutamento! gli agnelli si mutavano in leoni, i paurosi bambini in uomini coraggiosi e sprezzanti di ogni pericolo. Perchè?

Oh! Gesù aveva depositato in quelle menti i semi della sapienza come un lievito: il fecondarlo ed il fermentarlo era operazione dello Spirito Santo.

E Pietro, che ieri vilmente nega il suo Maestro, dopo le generose proteste e le spavalde affermazioni, Pietro esce ed affronta — non una vile fantesca — ma il Sinedrio e grida che in regime di libertà meglio è obbedire a Dio che agli uomini; Pietro coi generosi compagni si divide il mondo per strapparlo a Satana e le-