Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 33 - 17 agosto 1912.pdf/5

Da Wikisource.

IL BUON CUORE 261


soddisfatto e si dispose ad occuparsene per eliminare qualche difficoltà che potesse insorgere.

III.

Il comm. Tonello, al quale era stato aggiunto come collega l’avv. Callegaris, arrivava a Roma il io dicembre. Protetto e raccomandato dal card. De Silvestri, il giorno 15 era ricevuto in udienza da Pio IX. Il Papa gli fece intendere paternamente che non poteva mutare principi, ma accoglierebbe quei modi che rendessero possibile una tolleranza di fatto nelle reciproche relazioni: e l’incaricato usciva dall’udienza commosso. Il 21 si presentava al card. Antonelli.

Essendo tornati in diocesi i prelati espulsi, non vi erano più questioni di dichiarazioni e di licenze. La cosa era più spiccia. Il Tonello aveva ordine di acconsentire alle giuste esigenze della Santa Sede in vari punti, sui quali il Vegezzi aveva dovuto manifestare che il Governo sarebbe stato inflessibile; quindi furono facilmente abbandonate molte pretensioni e fra le altre quelle dell’exequatur e del giuramento dei vescovi.

Ma fin dalla prima udienza il card. Antonelli aveva dichiarato che la S. Sede, non mettendo ostacoli alle presentazioni dei vescovi delle antiche provincie del Piemonte e del Lombardo Veneto, non accetterebbe mai dal Governo quelle per gli altri Stati italiani e meno ancora quelle dei territori pontifici tolti al Papa. Ora questa esclusione metteva in pericolo tutta l’Italia centrale e meridionale di rimanere senza vescovi e poteva dar ansa a certe velleità scismatiche di qualche membro del Gabinetto italiano.

In vero il ministro dei culti, Borgatti, aveva scritto che si facesse ogni pratica solamente a modo verbale, anzichè con atti scritti, non volendo vincolarsi per l’avvenire. Era fisso nella ragione di Stato e nel diritto, secondo lui, della nomina dei vescovi, attribuita al laicato dell’Associazione cattolica. Il Tonello, secondo le istruzioni ricevute, doveva cercare che in avvenire il popolo avesse parte all’elezione dei vescovi.

Il Governo voleva ancora che tutti coloro, i quali venissero eletti, presentassero le Bolle; e il card. Antonelli non acconsentiva: molti cardinali volevano che il Governo accettasse a priori le decisioni del Papa.

Le cose stavano a questo punto, quando D. Bosco arrivò a Roma. Fu dolentissimo della cattiva piega che prendevano le trattative. Il Papa incerto lo mandò a chiamare e gli disse sorridendo:

— Con quale politica vi cavereste voi da tante difficoltà?

— La mia politica, rispose D. Bosco, è quella di Vostra Santità. È la politica del Pater noster. Nel Pater noi supplichiamo ogni giorno che venga il regno del Padre Celeste sulla terra, che si estenda sempre più vivo, sempre più potente, sempre più glorioso: adveniat regnum tuum! Ecco ciò che più importa.

E spiegò il suo pensiero. Non far distinzione nelle trattative fra provincie piemontesi, lombarde, venete e quegli Stati tolti ai principi italiani ed al Papa: il Governo d’Italia proponesse pure per i vescovati tutte quelle persone che più gradisse, e lo stesso facesse la
S. Sede rappresentata dai card. Antonelli, riguardo al Governo; nè S. Sede nè Governo arbitrassero; il Pontefice confrontata la nota della S. Sede con quella del Governo, eleggessero coloro sui quali le due note andassero d’accordo; s’incominciasse con la nomina di solo un certo numero di vescovi, per dare principio alle provviste più urgenti delle diocesi vacanti; questi vescovi fossero destinati a quelle sedi per le quali non ci fosse difficoltà da parte del card. Antonelli; in quanto alle Bolle sarebbe affar suo; si raccomandava però che non si compromettesse con inconsulte rivelazioni l’esito della pratica.

Pio IX aderì al consiglio di D. Bosco e gli diede pieni poteri di trattarne col comm. Tonello, riservandosi ogni libertà nel decidere e stabilire.

D. Bosco pertanto fece i primi passi col card. Antonelli, e con qualche stento lo indusse a considerare le cose dal suo punto di vista, cioè con tatto politico quanto religioso nello stretto senso della parola.

Quindi recossi da Tonello al quale Ricasoli aveva telegrafato: «Vedete di intendervi con D. Bosco». Il commendatore, che non era nemico della Chiesa, si intese facilmente con lui, e non solo si prestò a non porre ostacoli alla nomina dei vescovi, quantunque le istruzioni di Ricasoli fossero assai difficili, ma si disse pronto a cooperare agli atti del Papa. Intendeva benissimo come Pio IX non potesse acconsentire che i nuovi eletti, e principalmente quelli destinati alle diocesi degli antichi Stati pontifici, presentassero le Bolle al Governo; quindi non si ostinò a volere tale presentazione e si contentò di un semplice avviso di nomina.

Il Papa, udita l’arrendevolezza del Tonello, ne fu contento ed approvò. Il Govérno italiano era interessato a dare una soddisfazione alla Francia, che favoriva l’accordo, e accondiscese. Da questo momento la discussione tra il delegato pontificio Antonelli e il commendatore si ridusse al modo di fare per riconoscere le nomine vescovili; e convennero verbalmente di procedere in questa forma: — Si stabilissero d’accordo le sedi e le persone da nominarvi; il delegato pontificio ne desse comunicazione al Governo designando le diocesi e gli eletti; la S. Sede spedisse Bolle conformi a quelle dell’ultimo arcivescovo di Genova, ommesso ciò che tocca la presentazione sovrana; se ne consegnasse nota all’inviato italiano, e questi scriverebbe al Ministero, affinché si dessero le disposizioni opportune, per immettere i nominati nel possesso delle loro mense.

A Roma dunque si aspettava che presto venissero preconizzati i nuovi vescovi, ma la scelta non doveva essere senza gravissime difficoltà. Il governo aveva mandato al comm. Tonello sessanta nomi di ecclesiastici a lui benvisi da presentarsi alla S. Sede. Il Papa conobbe subito che alcuni erano da eliminarsi, mentre gli altri gli erano sconosciuti. Su questi faceva scrivere da D. Bosco in varie parti per informazioni.

Anche dal Vaticano si trasmetteva al comm. Tonello una lista di sacerdoti giudicati degni dell’episcopato, colla distinta delle diocesi che sarebbero loro affidate; e questa fu spedita a Firenze. Il Ministero l’esaminò.