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IL BUON CUORE 125


gli sarà necessario abbandonare la sua famiglia di adozione, i discepoli, con cui aveva diviso il pane, il lavoro, i discepoli che aveva chiamato e preparato ad una grande immane lotta contro il mondo ed il Satana; quei discepoli che non aveva voluto chiamare servi o lavoratori, ma amici — e più ancora — con cui aveva diviso nella sublime orazione del Pater la gloria della figliazione ed adozione divina chiamandoli figli di Dio, fratelli di lui nella grande eredità del cielo. Ed il pensiero dell’abbandono lo attrista: lo attrista maggiormente il bisogno di svelare la sua dipartita per il cielo: lo attrista la certezza che la sua parola aumenterà il loro dolore. Oh! gentilezza del Maestro! oh! tenerezza di discepoli, d’amici! Quasi a loro abbandonato come una madre buona sul collo dell’amato figlio, Gesù si lamenta con loro.... dice, dice che così è il volere del tuo e del loro Padre, che è necessario egli vada, diversamente non verrà lo Spirito che li perfezionerà, li completerà.... Ma ha bisogno d’essere spinto, interrogato da loro... Allora dirà loro del compenso largo e buono alla sua dipartita... allora li istruirà sulle forze dei nemici che essi — soli — combatteranno audaci e generosi; dirà della fiducia nell’ultima finale vittoria, nonostante la forza, l’audacia dei loro nemici. Direbbe di più, ma essi non avevano la capacità di,capirlo. Egli aveva incominciato l’opera: lo Spirito ch’Egli avrebbe mandato, avrebbe terminato lui l’opera grandiosa della Redenzione, della nel igione.

Il mondo sarà vinto dal Paraclito nel triplice confronto. Sarà confuso. La sua infedeltà — incredulità, malvagità, ostinazione, superbia, amore di se stesso (impedendo la conoscenza di Cristo) sarà confusa nel confronto colla evidente santità e giustizia di Cristo. La sua giustizia sarà confusa pur essa, perchè h, Spirito Santo lo convincerà delle sue inique sentenze, opinioni, massime, pregiudizi contro la vita, le opere e la dottrina di ’Cristo. Dirà lo Spirito Santo come il mondo non può capire, capacitarsi della natura della giustizia. Questa non termina solo ed unicamente nei rapporti individuali, ma si rivelano e si compiono con colui che ha sollevato l’umanità fino al cielo. E sarà dallo Spirito Santo cacciato dal mondo anzi già lo è — il principe del mondo e delle tenebre.

Gloria a liii.• Come innanzi al vivido e fulgido bagliore del raggio dissipato fuggono le tenebre, così innanzi al fulgore delle divine verità, della santità della morale cristiana, fugge le tenebre dell’errore, della malvagità, del peccato. Colui che regnò sul mondo schiavo della colpa e dell’ignoranza è fugato da Gesù, fugato dallo splendore del vero e del santo.

Così vinse la Chiesa secoli sono: così le si riserba le più belle fulgide vittorie nei futuri secoli. Costantino incominciò la serie delle glorie, non la chiuse purché al dogma, alla fede sia dato l’espandersi, sia data parità d’armi, di libertà, di azione. Il mondo lo vedremo confuso. Ma i trionfi si preparano nel Cenacolo, nel ritiro, nella scienza divina, nella preghiera. Non altrimenti fu loro concesso: non altrimenti può esserci dato oggi. Vano l’agitarci senza che questa massa, questa società di vivi non viva d’una vita di fede, di operosità, di Spirito Santo. Venga, ci illumini, ci riscaldi. Illumini — faro potente — le menti desiose del vero: riscaldi -- centro di vita — i cuori degli uomini tutti, cuori che anelano le gioie del bello, del vero, del santo. R. R.

Il Cardinale fra i reclusi

Sua Éminenza il Cardinale Arcivescovo si degnava far visita ai detenuti del nostro reclusorio. Ricevuto dalle autorità del luogo, e dai sacerdoti addetti a questo stabilimento penale, vi passò due ore intere, celebrando la Santa Messa, comunicando oltre metà dei reclusi e visitando l’infermeria; ecc. L’impressione lasciata in tutti fu definita e raccolta nell’indirizzo letto da uno dei detenuti, il quale ha ringraziato Sua Eminenza della visita, che è una di quelle che fanno tanto piacere e tanto bene agli uomini chiusi nel carcere. Indi ha continuato: «A noi, che la società ha discacciato dal suo seno, a noi, che, colpevoli o meno, sventurati sempre, sentiamo tutta la umiliazione del nostro stato,, questa visita è sole nel luogo d’ogni luce muta, è iride nelle tempeste di nostra vita... E tanto più ci fa bene, perchè l’altissimo posto che nella religione occupa Vostra