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IL BUON CUORE 139


mente constatatosi ovunque, per la parte del collocamento al lavoro, di molti degli uffici gratuiti e specialmente di quelli istituiti direttamente o sotto la sorveglianza e tutela del Governo. I motivi essenziali di questo poco successo sono i seguenti: l’emigrato si rivolge più volentieri al mediatore privato che gli fa pagare forti commissioni. e che spesso lo imbroglia, che ad un ufficio non avente scopo di lucro, in cui teme qualche secondo fine del patrio Governo, e questo per effetto dell’ignoranza che gli crea quel particolare stato d’animo. Inoltre i mediatori privati hanno più facilità di collocare al lavoro perchè essi organizzano una vera industria; generalmente hanno stipulato accordi con quelli che in Argentina si chiamano cgpataz, negli Stati Uniti bosses, cioè nella classe dei capisquadra per lo più incaricati del reclutamento del personale, i quali ricevono da loro un tanto per cento della senseria pagata dagli operai che impiegano. Ma non crediamo che tali difficoltà siano invincibili da parte di istituzioni private; potranno sussistere solo in certi centri urbani e durare per un certo tempo fino che la verità si sia fatta strada anche nei più sospettosi, specialmente se a tali Segretariati si tolga ogni forma burocratica. E noi intenderemmo appunto che la collocazione al lavoro fosse facilitata in tutti i paesi di immigrazione, da una quantità di istituti privati, senza pretesa di uffici montati, i quali occorrono solo nei luoghi dì concentramento degli emigranti onde fungere come centrali. L’efficacia del lavoro deve esser data soprattutto dal grande numero di corrispondenti sparsi in tutte le parti e specialmente nelle campagne e nei luoghi ove ancora vi sia avvenire. Appunto come sta facendo la Italica Gens, che, federando a tale scopo tutti i missionari italiani, che più di chiunque altro hanno facilità di avvicinare e consigliare i connazionali, si propone di giungere, per mezzo della raccolta frequente e periodica da ciascuno dei medesimi, delle notizie del lavoro e delle opportunità locali, e colla scambievole corrispondenza, ad aiutare una opportuna distribuzione dei lavoratori. Sarebbe desiderabile che a questo lavoro di consiglio agli immigranti fossero indotti a collaborare, ognuno nel limite delle proprie possibilità, tutti i connazionali delle nostre colonie, che siano in grado di farlo. Poichè soprattutto per ottenere un buon avviamento degli emigranti è necessario diffondere ampiamente cognizioni pratiche ed esatte sui vari luoghi, in modo che essi abbiano elementi per rendersi conto e per scegliere, cosa, che, come dicevano, per ora non avviene. Sarebbe pure utilissimo che tali elementi l’emigrante potesse avere anche prima di lasciare la patria. Da noi un emigrante che voglia avere informazioni potrà ricevere dal R. Commissariato appena qualche guida non sempre recente del paese in cui vuol recarsi, ma difficilmente avrà indicazioni sicure e precise; i comitati comunali istituiti a quello

scopo non funzionano affatto, e solamente ora cominciano a funzionare alcuni Segretariati in varie parti d’Italia che sono in grado di dare qualche giusto consiglio. Qualcosa di più ha fatto in questo senso la Germania coll’istituzione della Deutsche Kolonialgeselleschaft, e specialmente l’Inghilterra col suo Emigrants’information office di Londra. Quest’ultimo ufficio specialmente è degno di nota per la sua buona organizzazione: la praticità di sistemi cui si informa può rilevarsi dalle pubblicazioni periodiche frequenti che esso dirama per gli emigranti in tutte le parti del mondo, ma specialmente per quelli diretti ai possessi coloniali inglesi. Ivi si trovano tutti i particolari utili a chi vuol emigrare in un dato paese: dalle descrizioni del clima all’elenco dei vestiti" più necessari, a tutte le modalità essenziali per recarvisi. Con molta esatezza ivi si indica per ogni singolo mestiere o professione agricola od urbana, se vi è domanda o meno di lavoratori, a quali condizioni e salari, qual’è il costo della vita, dei cibi principali, ecc. Un emigrante che sappia leggere trova in quelle pubblicazioni dei consigli veramente pratici. Peraltro anche tale istituto, pur essendo assai utile e da imitarsi in vari suoi sistemi, è lungi dal rappresentare una istituzione che sia in grado di spiegare l’azione che sarebbe necessaria per l’emigrazione nostra e per quella di altri paesi europei che non abbiano il carattere tecnico.e speciale di quella inglese.

L'Istituto Internazionale d’Agricoltura.

Perchè infatti sia possibile esplicare con certa efficacia una funzione di distribuzione della emigrazione, fa duopo un organismo che possegga basi molto vaste e che, essendo a conoscenza dei vari mercati, possa, nell’interesse reciproco, consigliare ed orientare le masse lavoratrici emigranti. Un istituto che a preferenza di ogni altro possiede di questi requisiti, almeno per tutto ciò che si riferisce all’agricoltura, è l’Istituto internazionale di Agricoltura con sede in Roma. Come è noto, detto Istituto, sorto in virtù di una Convenzione internazionale fino dal 1905, ha l’adesione e la collaborazione di cinquanta Stati. Esso, oltre a raccogliere informazioni e statistiche agricole, e rare studi tecnici ed economici sulle produzioni agricole, sui commerci sui prezzi dei prodotti, ecc., ha altresì fra gli scopi espressamente menzionati nello Stato, quelli di «far conoscere i salari dei lavori rurali, e... sottoporre, ove sia opportuno, all’approvazione dei Governi provvedimenti atti a proteggere gli interessi comuni a tutti gli agricoltori, e a promuovere il miglioramento delle loro condizioni; e ciò dopo di Congressi internazionali o di altri•congressi di agricoltura, di società agrarie, ecc.». Come è noto e come si vede anche dal suo statuto, l’Istituto internazionale nella mente degli iniziatori doveva anche avere lo scopo sociale di dare. infor