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164 IL BUON CUORE


dunque se vostro fratello era proprio ortodosso!». Ozanam era preoccupato ed afflitto, pensò di scrivere un opuscolo in difesa della propria fede e del proprio onore; ma fu dissuaso dal pubblicarlo. Gli ultimi anni. Intanto, costretto a sospendere l’insegnamento per la sempre malferma salute e a cercare nei viaggi e nelle stazioni climatiche un po’ di rìstoro, visitava negli ultimi anni di sua vita l’Inghilterra e la Spagna; e poichè il mezzogiorno pareva prestarsi ai bisogni del suo corpo, esaurito, e l’Italia si prestava sempre generogamente all’ufficio di seconda patria, sulla fine del 1852 decise di venirsi a stabilire in Toscana: non è a credere che egli viaggiasse da ammalato; no; in tutte le città nelle quali passava cercava gli amici, i santuari, le biblioteche, e specialmente nei luoghi dove la società di S. Vincenzo de’ Paoli aveva qualche rappresentanza, compariva a confortare i contratelli, e a incalorarli colla sua parola affascinante e ardente di carità; si può dire che quest’opera l’abbia davvero occupato fino agli ultimi giorni della sua vita. Ogni cura però fu vana; nel 1853, dopo aver passato l’inverno a Pisa, venne a stabilirsi ad Antignano presso Livorno, e qui cadde gravemente ammalato; la moglie e il fratello che l’accompagnavano si decisero allora a ricondurlo in patria; ed a Marsiglia, qualche giorno dopo essersi sbarcato, nella festa della Natività di Maria gli occhi suoi si chiusero per sempre al mondo per riaprirsi nell’eterno lume. Qualche mese prima, nell’aprile, aveva scritto il suo testamento, documento prezioso che riassume tutta la sua vita, che dimostra il vigore della sua vita, che dimostra il vigore della sua fede, la dolcezza deí suoi affetti, la grandezza insomma dell’anima sua. «Io pongo l’anima mia nelle mani di Gesù Cristo, mio salvatore, atterrito dalle mie colpe ma pieno di fiducia nella misericordia divina, muoio nel seno- della Chiesa cattolica, apostolica, romana. Ho conosciuto i dubbi del secolo presente, ma tutta la Vita mia mi ha convinto che non v1 è riposo per lo spirito e per il cuore se non nella fede della Chiesa e nella sommissione al suo autorevole potere. E se in alcun conto piacemi di tenere i miei lunghi studi, così mi adopero perchè essi mi dieno il diritto di scongiurare gli amici a perdurare fedeli in una religione in cui ho trovato e lume all’inteletto e pace al cuore. L’ultima preghiera che io rivolgo alla famiglia, alla consorte, alla figlia mia, ai fratelli e cognati miei e a tutti quelli che nasceranno da loro, questa si è, che persistano nella fede nonostante le umiliazioni, gli scandali, le diserzioni di cui saranno testimonii. Alla mia tenera Amelia, gioia e vaghezza della mia vita, e le cui cure si dolci hanno confortato per un anno intero i miei mali, rivolgo un addio. breve come le cose tutte della terra; la ringraíio, la benedico, l’aspetto: solo nel cielo potrò adeguatamente ricambiarle quell’amore che le debbo. Dò a

mia figlia la benedizione dei patriarchi nel nome-del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo... n. Tale fu Antonio Federico Ozanam; unó degli illuStratori più eloquenti, dei difensori più convinti delle glorie della civiltà cristiana; uno degli scrittori che con maggiore assiduità abbiano messo a servizio della verità i frutti delle nuove ricerche letterarie e storiche; uno infine di quei pensatori che subordinarono, o meglio uniformarono, tutto il loro disegno scientifico alla restaurazione dell’ordine sociale cristiano. F. M.


Religione


Vangelo della 2a domenica dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

Essendo Gesù a mensa nella casa di Levi, ecco che, venutivi molti pubblicani e peccatori, si misero a tavola con Lui e co’ suoi discepoli. E i Farisei, vedendo ciò, dicevano ai discepoli di Lui: perchè mai il vostro Maestro mangia coi pubblicani e coi peccatori? Ma Gesù ciò udendo, disse loro: Non è ai sani che il medico faccia di bisogno, ma agli ammalati! Ma andate e imparate ciò che vuol dire: Io amo meglio la misericordia che il sacrificio; imperocchè io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. Allora si accostarono a Lui i discepoli di -Giovanni, dicendo: Per qual motivo noi e i Farisei digiuniamo frequentemente, e i tuoi discepoli non digiunano? E Gesù disse loro: Possono forse i compagni dello sposo essere in lutto, fintantochè lo sposo è con essi? Ma verranno i giorni che sarà loro tolto lo sposo, e allora digiuneranno. S. GIOVANNI, cap. g.

Pensieri. La condotta dei farisei, che -- convitati con Cristo,, gli fanno corona coi suoi discepoli, — a questi suggeriscono e sfogano il loro facile scandalo, non è di quel tempo, no! è di tutti i tempi, e così sarà fin quando sovrana nella condotta degli uomini sarà la menzogna, o meglio, la insincerità delle umane convenienze. Per vero a richiamare l’attenzione del buon pubblico sulle proprie nullità fan volontieri corona a Gesù quei farisei. La fama di lui, l’opere sue prodigiose, la condotta esemplare,. l a santità delle dot