Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 13 - 28 marzo 1914.pdf/2

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trovate da parte delle clarisse e dalle autorità superiori addette alla conservazione dei monumenti. Quest’anno, finalmente, per_ la sagacia, la attività ed il gusto d’arte d’un modesto frate francescano, il P. Bonaventura Carcano, da Varese, Ie opere più belle e più grandiose del tempio sono ritornate a luce! Padre Bonaventura pur riconoscendo tutte le grandissime difficoltà cui andava incontro, ha ’voluto realizzare la sua nobile idea, e con la cooperazione di valenti architetti, col consiglio di competenti e mercè aiuti della sopraintendènza dei monumenti, ha saputo con non facili mezzi, staccare, dov’ara possibile, senza offendere lo stile intero della chiesa, dalle pareti, i dalcinacci antiestetici del ’700. Ed oggi si ammira, adunque, per intero, il monumento funebre di re Roberto. E’ una. mole superba, sorretta da un’ampia base, che si eleva per ben quindici metri. In alto s’ammira la volta maestosa, limitata, su i tre lati da altrettanti frontispizi: quattro grandi pilasri sorreggono la volta del mausoleo: cinque ordini di nicchie dividono quei pilastri,,formati da colonnine e da pilastrini raccolti insieme. Questi ultimi sono finemente arabescati d’intagli messi ad oro, con gusto ellenico, ed interclusi da, piccole losanghe occupate dai gigli angioini e da croci di Gerusalemme. nicchie sono adorne di pregevolissime statuine erette sotto minuscoli baldacchini gotici, raffiguranti gli Apostoli, i Profeti, le Sibille; nei posteriori, infissi al muro, sono raffigurati i santi francescani, venerati nel tempio. Il padiglione funebre, che si trova al disotto del tabernacolo e del padiglione trionfale, era finora coperto... Il simulacro di re Roberto, disteso nell’arca, è la parte più bella del suo monumento. Re Roberto è raffigurato rivestito dal saio francescano, che volle indossare negli ultimi giorni di sua, vita. Nelle mani racchiude il globo e lo scettro. Nel fondo, a guisa di manto, color verde, tempestato di gigli d’oro, appaiono le allegorie scolastiche delle arti liberali del trivio e del quadrivio: La Grammatica, la Rettorica, la Dialettica, la Geometria, l’Astronomia, la Musica, l’Aritmetica, allineate intorno a In ogni figura son profuse la gentilezza e la grazia più pure. L’urna è lunga,m. 4.3o, larga m. 1.5o, alta 1.7o. Le tre faccie sono intagliate di nicchie gotiche: ognuna ricoperta da un piccolo baldacchino adorno di fogliame e di aeroteri. Al di sotto dell’urna, su i fondi stemmati, scolpiti a bassorilievi, si ammirano re Roberto, la moglie Jolanda d’Aragona, Cancia di Majorica ed altri membri della real famiglia angioina. Del, grandioso monumento, sgombrato ormai dalla ricovritura settecentesca, sono apparsi i grandi pilastri allegorici. Essi sono due, messi a sostegno ael pesante sarcofago, pregevolmente ornati da foglia. mi nei capitelli e di eleganti modenature nelle basi erette su i larghi plinti. Ai fusti massicci sono ad dossate immagini allegoriche raffiguranti le virtù Cardinali e le Teologali, rimanendone esclusa, per esigenze decorative, quella della Speranza. Il monumento angioino di rara bellezza artistica, ’può oggi, quindi, ammirarsi nelle sue pregevoli fattezze e nelle grandiosità delle sue linee superbe. Esso, come si sa, venne eretto nel 1345 per volontà della nipote di re Roberto, Giovanna I, erede del trono, ed architetti furono i fratelli Giovanni e Pacio da Firenze. • •

Nello staccare dalla parete destra, a fianco al m onumento di Roberto d’Angiò degli intonachi decorati, è ritornato alla luce un magnifico affresco raffigurante una Madonna col Bambino. E’ un affresco della scuola giottesca, dipinto in quadricromia. Altri affreschi, è certo, rimangono tuttora coperti dalla massiccia decoratura paretale, che ricovre tutto l’ín• tento del grandioso tempio. Sono autentiche opere d’arte che il gusto degl’innovatori del secolo decimottavo non seppe intende re; tutti gli affreschi vennerro spietatamente ricoperti; parve, forse, che essi, per colpa delle loro uni’ chità, non fossero degni della grandiosità del tem’pio, non si adattassero, fors’anco, allo stile liturgico ed allo stile novo, che il XVIII secolo, appunto, andava imponendo. La decoratura barocca non volt riconoscere che nuove linee e nuovi fregi; tutto ci che si trovava di stile gotico doveva assolutament essere distrutto o per lo meno celato agli occhi... d nuovi artisti rinnovatori. Nel tempio di S. Chiara si trova un vero tesor d’arte; la parte pittorica è però nascosta; i mono’ menti, le tombe reali e patrizie furono quelle che do’ vettero essere rispettate, tranne, s’intende, il monti’ mento a re Roberto, che... gli artisti del tempo, noli seppero rispettare! • •

Il piccone restauratore ha messo a luce un’altra tri’ le grandi opere d’arte custodite nel tempio di S. Chiara: l’altare maggiore. E’ un altare di stile gotico, autentico, della scuola detta R Pisana». Esso è stato aperto ai tre lati nel} parte anteriore, e ricorda l’epoca della prima d’azione della chiesa. E’ costruito in finissimo martn° pantelico: le ogive degli archetti sanno dei sott’ar• chi a, tre lobi, adorni di globetti nello sguscio. Ne’ triangoli mistilinei risultanti tra un arco e l’al v’è scolpita, a tenue rilievo, la fauna sacra, int clusa fra ornati e fogliami. Le colonnine sono formate da tre mezzi fusti niti a fasci, adorni d’intrecci geometrici; tralci di vite sorreggono gli archi. Cinque superbe statuiti ritrovate, per caso, sono state ora ricollocate mezzo, tra le colonnine. Un disegno di quest’altare gotico trovasi in medaglione esistente nel Museo Nazionale di NaP°li, coniato in ricordo dell’invio dello stendardo coni’