Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 42 - 24 dicembre 1914.pdf/18

Da Wikisource.
346 il buon cuore

rivolto aspre critiche sull’andamento delle cose, con una lettera che alteramente concludeva «voi mi conoscete, dovete sapere che io non temo nè governi, nè individui, nulla da voi desidero o temo, parlo per solo patriottismo, per solo amore alla causa». Cime per mettermi alla prova. Mazzini mi fece chiamare dal Pistucci, invitandomi (3) «a prender ’una missione politico - militar che niuno voleva. accettare peri pericoli che presentava. Mi si diedero due ore di tempo per riflettere, accettai, e diedi la mia parola d’onore che, a costo della vita, sarei venuto a capo dello scopo governativo, purchè mi si dessero illimitate facoltà, onde non avere reclami all’Assemblea ’Nazinale. • Fui nominato Commissario Civile e Militare della Provincia e Città di Ancona, dove da qualche mese era anarchia, giacche si uccidevano persone di giorno e di notte per private vendette, persone sotto pretesto che fossero avverse al governo repubblicano. Tenuta celata la mia missione per 5 giorni, giacche, conoscendomi, sarei stato ucciso, nella notte del 27 Aprile 1849, ne feci arrestare 21 di questi autori di omicidi; nel giorno seguente altri 5 o sei, la città fu posta in istato di assedio, furono prese,le più severe misure per guarentire la sicurezza dei cittadini, e dopo 24 ore i.detentL, furono per mio ordine imbarcati rimorchiati da un vapore, sbarcati a Fermo, e tradotti nella fortezza di Spoleto; il Console stesso Moore inglese venne in persona a congratularsi meco, come vi avessi potuto riuscire. Senza ch’io mi estenda in questo fatto, se ne possono trovare tutti i dettagli, tanto nei giornali d’allora d’Italia, ed esteri, come nelle storie posteridri d’ogni colore. «I detenuti furono messi sotto consiglio di gite ra, ma sul cadere del Governo Romano ’non avendo io altra missione su quel fatto, nel disordine delle cose furono rimessi in libertà (4). In, Roma ne vidi io stesso parecchi negli ultimi giorni, che mi minacciarono della vita (5). Parecchi di questi, essendo rimpatriati, furono arrestati di nuovo e quasi tutti fucilati.dal governo au’striaco. L’Orsini aveva ragione di r.ffermare con orgoglio che di quei fatti eran piene ie storie: la sua missione d’Ancona costituisce veramente una pagina onorevolissima della sua vita; e dimostra "comé in quella esuberante, squilibrata natura, si combattessero per casi dire due anime — il ribelle e il dominatore, il rivoluzionarib e l’udino temprato ai’ doveri e alle responsabilità del governo. Gli ’istinti violenti romagnoli cedevan luogo alla ragione: l’amore del paese, la fierezza del nome italiano risvegliavano i sentimenti più nobili. Il, suo merito fu allora, in quell’ambiente di scatenate passioni, tanto maggiore, ove si considerino non i soli ’pericoli corsi da lui, ma la infelicissima ín-ova già fatta da altri. A commissari in Ancona la Repubblica Romana aveva dapprima delegato Matiioli Bernabei e Francesco Dall’Ongaro, ottimi ma ingenui patrioti, i quali invece di sradicare la piaga ferro et igni avevan creduto, in un esiziale ottimismo, più opportuno ricorrere a persuasioni e compromessi coi delinquenti, con gli accoltellatori! Nell’intento, dicevano, di frenare con mezzi morali le passioni criminose, il Dall’Ongaro e il s Bernabei suggerirono l’inconsulto partito di raccogliere in una specie di corpo di_ guardie daziarie tutti gli eroi del coltello, pagandoli cinque paoli il giorno, pel mantenimento della quiete pubblica che verrebbe a essi affidata! (6) A questo modo, notava giustamente Orsini si attizzava la fiamma; anziché spegner la: poiché lo stipendio di quindici scudi al mese avrebbe allettato altri scherani a commetter delitti, nella prospettiva di vedersi rimunerati con un posticino lucroso. La vergognosa cancrena esigeva ben altra cura: vibranti di nobile indignazione sono le istruzioni che •"..razzini e,Saffi dieder allora a Orsini (7) «Ancona è ora in preda ’all’assassinio organizzato. Bisogna reprimere e punire. Bisogna che a qualunque patto cessi lo stato anarchico della città. Ci corre, in faccia all’esterno ed’all’interno, della salute del paese e dell’onore della bandiera... Noi consideriamo l’assassinio organizzatci la peggiore delle reazioni e la Repubblica è perduta se inkrece di rappresentare il paese si limita a rappresentare 19 fazione.... Il governo s’anche ’dovesse far convergere ad Ancona la metà delle forze dello Stato è deciso a far eseguire la sua ferma intenzione «che sia fatta giustizia dei delitti commessi.» Appena avviatosi Orsini alla volta d’Ancona, lo seguiva’ (23 aprile) un’altra’ lettera incalzante del Triumviro, ch’era, l’anima di. Roma repubblicana: «...Operate. Le transazioni non conducono a nulla. Oltre il delitto di che si contamina la bandiera della repubblica, oltre il grido che accusa ingiustamente il governo di’ connivenza o di colpevole moderazione, abbiamo reclami minacciosi da Francia e da Inghilterra (8). Bisogna preceder con rapidità e severità. Procedete agli arresti. Organizzate una commissione a modo di consiglio di guerra con un difensore della legge per l’istruzione e un difensore officioso pei rei, scelti fra i militari o legali del luogo. Ponete se occorre Ancona in istato d’assedio (9) finchè non sia compito il vostro dovere. Mazzini». Il manifesto, pubblicato il 27 aprile in Ancona da Orsini, era degno dell’assunta missione: «...La repubblica suona umanità non barbarie; libertà non tirannide; ordine, non anarchia; chi altrimenti pensa non è repubblicano, ed uccide, la repubblica là ove esiste... Io non transigo con alcun partito, con alcuna opinione; punisco il delitto ovunque appare... Cittadini! Gli sguardi e le speranze sono ora rivolte allo Stato Romano; imminenti pericoli forse ne sovrastano: un intervento per parte di una Repubblica. la quale ci dovrebbe essere amica e sorella viene oggi a minacciare la nostra esistenza politica, la nostra nazionalità. Si richiedono per conseguenza da ogni classe di cittadini sacrifizi: è d’uopo essere compatti. uniti, forti; è d’uopo che chiunque semina in questi supremi momenti la discordia, il disordine, la diffidenza. il delitto, sia tolto di mezzo» (10) In M. a. A. narra a lungo Orsini i colloqui avu