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82 IL BUON CUORE


dosi sopra una vecchia cronaca manoscritta, ove è detto che Giovanni Gasperini era soprannominato Capoccio, «per avere la testa’ grande». Ma informazioni più attendibili, aggiunge il De Cesare, dicono che tutti i membri della famiglia Gasperini erano stati così soprannominati a cagione di due capoccie trovate negli scavi per le fondamenta del palazzo che quella famiglia si era fatto costruire nel rione Monti. Quanto a Fanfulla, descritto dal Faraglia come «uomo di popolo veramente italiano, di coraggio singolare, superbo ed audace, che nelle battaglie soleva affrontare ogni pericolo; però buono, compassionevole, generoso, magnanimo, e sempre allegro e gioviale» nelle storie, nelle cronache, nei documenti dell’epoca, note di arruolamenti, cedole di tesoreria, ecc., viene designato in mille modi: Johanne Bartholomeo fanfula; messer Bartolomeo fanfula; magnifico Johan Baptista fanfula; e fanfula, fanfullo, panfulla. Giuliano Passero lo chiama Bartolo Fanfrela; il Vida Fanfus; il Cantalicio Panphulla; l’Abignente Fanfurlo Tito de Lode de Lombardia; il Summonte e il Guicciardini Fanfulla; il Capaccio Titus e Laude Pompeia quem «Transfullam» appellabant; e il Giovio Titus e Laude Pompeia vocatus Fanfulla; il Giovio anzi afferma che Tito da Lodi era chiamato con questo (( superbo nome» di Fanfulla, perchè sprezzava ogni pericolo in battaglia: Superbo cognomine quod belli omne discrimen contemneret. Quindi, secondo questo scrittore, Fanfulla significherebbe di Bravo, o qualcosa di simile, corrispondente, su per giù, a ciò che nell’odierno dialetto milanese dicono Buio. Ma in una lista dei tredici combattenti di Barletta, trovata dal Bertolotti nell’archivio di Mantova, questo splendido tipo di soldato italiano di altri tempi, è designato col nome di Farfuglia, che forse è originariamente il più esatto, poichè corrisponderebbe al vocabolo ancora in uso in Lombardia farfuglia, col quale viene indicato chi nel parlare incespica e pronuncia male le parole. Molti anni innanzi anche il padre barnabita Biagini, in un suo opuscolo su Fanfulla, faceva appunto derivare questo soprannome dal seguente processo etimologico: farfuia, farfulia, farfulla,.fanfulla. Comunque sia, certo è che se Fanfulla farfugliava colla lingua, in compenso menava diritto e sodo colle mani. Come si vede, vi sarebbero da descrivere dei volumi a volere trattenersi su ciascuno dei soprannomi militari rimasti più famosi nelle storie. Volendo invece limitarmi a darne un semplice saggio, ricorrerò a quelli dei soldati francesi, non solo perchè il loro paese fu negli ultimi secoli trascorsi, il più guerriero, ma perchè la sua letteratura, specialmente in fatto di memorie e di cronache minute, è la più ricca. I soldati francesi traevano spesso i loro nomignoli d’al luogo di nascita, come: Le Basque; Le Picard; Le Poitevin. Più spesso però, assumevano quei soprannomi eleganti che tanto piacevano alle donne e a La Fontaine, il quale scriveva:

J’aime les sobriquets qu’un corps de garde impose; tali per esempio: Belle Fleur, Joly-bois; Sans souci; Prèt-à-boire; la Rejouissance; La Fleur; La Rose; Belle-all’; La. Tulipe. E’ facile immaginare che il più delle volte simili idilliaci soprannomi erano tutt’altro che appropriati agli individui che li assumevano, cosicchè tornerebbero qui a proposito le osservazioni che sui nomi pei cittadini ateniesi aveva fatto anticamente il filosofo Anacarsi. Per non ripetermi, riporterò i seguenti graziosi versi di un vecchio poeta francese, il De Jancourt, che a distanza di tanti secoli ripeteva presso a poco le stesse osservazioni. De Mars j’ai suivi la carrière; On sait que là, sans contredit, Chacun porte le nom de guerre Que le caprice lui fournit. C’était très-plaisant, je vous jure; Le sobriquet et la tournure Avaient tout l’all’d’un quiproquo. La Douceur était intraitable; L’Amour„ certes, n’était pas beau;.Charmant était laid comme un diable! Non mancavano tuttavia anche fra i soldati francesi di Turenne e di Vendome dei soprannomi veramente guerrieri riguardanti qualche atto di bravura, o più sovente qualche fanfaronata, come La Terreur, Sans Quartier ecc. L’uso dei soprannomi militari durò a lungo nelle milizie; e negli eserciti di Napoleone era ancora molto diffuso. I celebri marescialli e generali delle sue armate ne ricevettero tutti uno dai loro soldati, a cominciare dallo stesso imperatore che, come è noto, veniva da essi chiamato Le petit caporal. Il maresciallo Junot, duca. D’Abrantes, fino da quando era semplice soldato, aveva avuto dai commilitoni il soprannome di La Tempéte, che conservò sempre. Lannes era detto Roland de l’armée. Oudinot, Le Bayarde moderne. Murat dallo stesso imperatore era stato soprannominato Franconi, nome di un celebre cavallerizzo di quei tempi, e ciò a cagione della mania di Murat per le uniformi brillanti e teatrali. Al generale La Tour d’Auvergne rimase per tutta la vita l’onorifico soprannome di Premier Grenadier de France. Severoli, generale italiano al servizio di Napoleone, era soprannominato il generale Crivello, perché non appena andava al fuoco rimaneva ferito, così che la sua pelle somigliava appunto a un crivello, tante erano le ferite da lui riportate. Per l’opposta. ragione Murat era anche detto Achille. Il maresciallo Marmont, per la sua vergognosa defezione durante la prima Restaurazione, fu soprannominato dai soldati Le maréchal Judas. Il generale Coulombon venne detto L’Immortel, tanto sembrava inverosimile ai suoi compagni d’armi che avesse potuto sopravvivere ai grandi rischi che aveva corso sui campi di battaglia. Una volta fra le altre, fatto prigioniero dai Chouans della Vandea,