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IL BUON CUORE 205


creare la santità dello spirito. Nella proporzione e, nella misura dell’importanza dei due elementi a formare la santità dell’uomo, l’elemento interno divino e l’elemento esterno minísterialè del sacerdote, si potrà sostenere il maggior valore intrinseco del primo; ma la prevalenza del primo non vuol dire esclusione del secondo. All’azione completa, il secondo elemento è necessario quanto il primo; anzi, sotto un certo rapporto, è più necessario del primo, perchè più facilmente constatabile. Chi può essere giudice sicuro del proprio stato interno di coscienza? chi può dire con Certezza a se stesso: io sono dinnanzi a Dio oggetto d’odio e di amore? Quanto sono facili le illusioni della mente umana! Ma il dubbio non può cadere sull’atto esterno del sacerdote, che ammaestra e riconcilia; ammaestra coll’insegnamento, riconcilia col perdono.

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I lebbrosi, smanianti di togliersi di dosso il morbo che li affliggeva, non stettero un istante in dubbio sull’adempire la condizione loro imposta da Cristo di presentarsi ai sacerdoti; non dissero come dicono talvolta molti cristiani: per ottenere il perdono dei miei peccati è proprio necessario che io vada ad.ac-, cusarmene dai sacerdoti? non posso io chiedere direttamente il perdono da Dio? Dio non me lo può concedere? Sì, Dio può concedere il perdono; anzi, è Dio solo che lo può concedere. Ma appunto perchè Dio è il padrone del suo perdono, è padrone anche di stabilire le condizioni alle quali il perdono vuole che sia accordato. Sarebbe curiosa che il colpevole fissasse al giudice le forme e il modo del giudizio! La sconvenienza della domanda non sarebbe superata che dalla sfrontatezza. Eppure è ciò che fanno i peccatori, i cattivi cristiani, che, volendo ottenere il perdono dei peccati, non vogliono presentarsi ai sacerdoti, non vogliono confessarsi, si rifiutano insomma di compiere quell’atto che Dio ha esplicitamente imposto per accordare il suo perdono. Noi non saremo colpevoli di questa mancanza; alla domanda: il perdono viene da Dio o dall’uomo? Risponderemo francamente: dall’uno e dall’altro; dall’uomo per imposizione di Dio, da Dio perchè, senza di lui, a nulla vale l’opera dell’uomo. Un’altra colpa può essere presso di noi; è la colpa della quale sventuratamente si macchiarono, nella grande maggioranza, i lebbrosi dell’odierno Vangelo, la colpa della ingratitudine. I lebbrosi, all’invito di Cristo di presentarsi ai sacerdoti, non mettono tempo in mezzo, partono, e tanto è il desiderio di guarire, tanta è la fiducia di guarire, appoggiati alla parola onnipotente di Cristo, che la guarigione si opera mentre sono in viaggio, prima che i sacerdoti li abbiano veduti. E’ l’effetto istesso che la teologia morale cattolica afferma effettuarsi riguardo ai peccatori quando,

nel vivo desiderio del perdono dei peccati, riescono.,aiutati dalla grazia di Dio, a suscitare nel loro cuore un atto perfetto di contrizione; i peccati sono già loro rimessi anche prima di farne l’accusa al sacerdote, anche prima che il sacerdote pronunci le parole della assoluzione.. • I lebbrosi, con loro immensa gioia, si accorgono di essere guariti. Che avviene? Uno di essi, ed era Samaritano, forse perchè come Samaritano sentiva di dover essere -maggiormente riconoscente.a Cristo di averlo guarito, sebbene, come gli altri, non fosse Giudeo, nella piena dei sentimenti che invase il suo cuore, ubbidendo a una gentile inspirazione, ritorna immediatamente sui suoi passi, si reca a ricercar Cristo, il suo benefattore, e trovatolo, gli si prostra ai piedi e gli rende grazie. Quanto piacque a Cristo quell’atto! La sua compiacenza si rivela per contrasto nella dolorosa sorpresa di non vedersi innanzi nell’atto stesso nessuno degli altri nove. Non sono eglino dieci quei che son mondati? E i nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse? rendesse gloria a Dio, salvo questo straniero. Non è una soddisfazione personale che. Cristo chiedeva; ciò che egli desidera negli uomini è l’adempimento del loro dovere ciò che deploi-a nell’uomo che non fa il suo dovere non è tanto il bene che l’uomo toglie a Dio — Dio è sempre Dio — è il ma’.e che l’uomo fa a se stesso. Qual senso di melanconica tristezza è espresso in quelle parole: uno solo è tornato! Quelle parole, Gesù Cristo non avrebbe dovuto qualche volta pronunciare anche a nostro rig tardo? Egli ci ha pur guarito dalle nostre infermità spirituali, e fors’anche materiali; e non una ma più mite... Quale fu il nostro contegno verso di Lui? 1,o abbiamo ringraziato? ringraziato nel modo di maggior onore a Lui e di maggior vantaggio -a noi, col non ricadere nelle colpe perdonate? Che avvenne inv ece? I suoi benefici non hanno forse segnato il humero delle nostre ingratitudini?.. Oggi il perdono di. Dio, domani una nuova offesa?... O Signore! Perdonatemi le mie ingratitudini! Quanto bene voi mi avete voluto, quanto bene Voi tmi avete fatto! La mia vita non avrebbe dovuto essere che un inno rinascente di grazie verso di Voì. La mia sconoscenza nel passato diventi una ragione di maggior gratitudine, di maggior fedeltà nell’avvenire. Imiti anch’io il buon Samaritano, anch’io come lui possa udire dal vostro labbro divino la cara parola: sorgi; la tua fede ti ha salvato! Ti ha salvato col perdono e colla grazia nella vita presente, ti ha salvato coi meriti e colla gloria nella vita futura.

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