Pagina:Il buon cuore - Anno XIV, n. 46 - 13 novembre 1915.pdf/7

Da Wikisource.

IL BUON CUORE 319


Di più, noi dobbiamo ricordarci che ogni giorno dell’anno in tutto il mondo si verifica una strage d’uomini eguale a quella

more. Dimoriamoci un poco per trarre un aumento di conforto da ciò che Madre Joulian chamò a. giusto titolo (Piede

di una grande battaglia. Le moltitudini che ora devono cadere in battaglia, furono poste di già, come il resto dell’umana fa Passione di Nostro Signore. Coloro che sono costretti a patire gravi perdite, e forse a ridursi in assoluta penuria, pormi) considerare che Nostro Signore in croce fu spogliato di tua.)

miglia, sotto una irrevocabile sentenza di- morte. Si tratta soltanto di questo che l’ora dell’esecuzione è stata. affrettata. Che

quanto aveva, anche delle sue povere vesti. Quanti sono pri noi tutti moriamo in pena del peccato, è pure un trattamento dell’amore che ci toglie della valle di lacrime per portarci nella

vati dei loro cari, ponno considerare il completo isolamemtto di Nostro Signore, abbandonato dagli Apostoli e precipitato in

patria celeste. Che in tanto numero debbano poi morire proprio

mistica desolazione dalla sensibile consolazione dell’amore del Padre suo e della propria istessa natura divina. Quelli che

a quest’ora, e tutti ad uno stesso tempo, è egualmente una disposizione d’amore che provvede al bene eterno degli uccisi. Nonpertanto, se guardiamo questo immenso esercito di uomini coinvolto in una distruzione indistinta, troviamo difficile credere ad una speciale provvidenza di un Divino Amore che veglia e dispone per il meglio della vita di ciascuno individuo di quelle enormi legioni. Peniamo a prestar fede alle parole del Salvatore che ci dicono come tutti i capegli del capo sono enumerati e che un passero non cade sulla terra senza che lo ’voglia il Padre che ha cura anche dei gigli del campo e degli uccelli dell’aria. Qui c’è bisogno di un atto speciale di fede nell’insegnamento della nostra Religione. Come cattolici noi crediamo in una

devono morire sui campi di battaglia, ponno considerare la morte di Nostro Signore nel più orribile letto di mgrte. La Crocifissione fu una morte penosa, fra le più spasmoli( be morti per ferite, e non ebbe nessuno dei terreni onori che gettano luce di gloria attorno alla morte del soldato. Egli fu sul patibolo dei malfattori e degli schiavi, che morì Nostro Signore. La sua corona era intrecciata non già con fronde di lauro di vittoria, ma di spine. Realmente, in quelle ore meridiane, sul Calvario si combattè una battaglia, una battaglia contro Satana e le potenze del male, contro l’azione del peccato, sia nell’anima umana

dovrebbe darci confidenza che ogni morte di soldato che muore

che negli angeli caduti, che sol rendono possibile la guerra terrestre. Fu una battaglia combattuta da un solo, senza aiuti estranei, tra gli oltraggi degli uomini, e l’invisibile esultanza

in stato di grazia, era ordinata da tutta l’eternità come il miglior

dei nemici spirituali. Non c’era esercito di soldati amici, non

provvedimento pel suo maggior bene. Iddio, conoscendo, in precedenza tutto ciò che ognuno sarebbe e farebbe, decretò che il

sostegno di umano incoraggiamento o di lode. La Madonna era presente, a dir vero, assieme al tedele S. Giovanni e le

corso della sua individuale vita fosse così intrecciato coll’orditó della storia generale da pronunciarsi a quel dato punto e tempo perchè così sarebbe il meglio per la sua anima immortale. An pie donne. Contuttociò, non è credibile che, quando Nostro Signore pativa il suo mistico abbandono, la loro presenza fosse

Provvidenza onnipotente che è l’Amore assoluto. Questa fede

che nel caso di coloro che sono perduti eternamente, noi possiamo sperare che il risultato ed il proposito della loro morte ponno in,molti casi essere stati di prevenire ulteriori peccati ed in conseguenza una punizione più intensa. Se per un momento

in grado di apportare conforto alla Santa Anima sua. Negra oscurità materiale e spirituale s’addensava fitta attorno alla Croce. Per giunta, era quella un’ora di apparente sconfitta, un’ora in cui le potenze del male sembravano trionfate. Le sofferenze durate da Gesù per amore nostro co, titui queste verità sono offuscate dal fumo che sale da molti campi

scono una fonte inesausta di consolazione per quanti, in con di battaglia, noi dovremmo volgere gli occhi all’immagine del Divino Amore, il libro in cui è scritta la rivelazione di quell’A seguenza di questa guerra, sono chamati a patire o mari, e in conformità al suo Volere. Adesso è temp di presentate, secondo la frase di S. Paolo, Gesù Cristo ct.ceifisso, davanti agli sguardi d’un’Europa in agonia. Il Crocifisse spanderà sui

more, il compendio di tutta la cognizione della suprema realtà che ci importa di conoscere -- il Crocifisso. Guardando a quel trionfo dell’Amore sopra l’odio e il peccato ottenuto mediante il patire, richiamiamo le altre parole di Nostro Signore a Madre Joulian, «Se avessi potuto soffrire di più, l’avrei fatto», e ponderiamo bene quelle parole finchè qualche guizzo di comprenditnento passi nel nostro spirito. Ci sarà data una lezione riguardante ciò che Dio intende fare di noi, che ci sosterrà in questa valle di ombre di morte traverso la quale passa l’attuale

letto di morte degli eserciti belligeranti il conforto che porta al letto di morte degli individui. Ho detto più sopra che la Passione tu un’apparente sconfitta. Questa apparente sconfitta fu però in realta una l’itoria. Il peccato fu vinto dalla Carità, e la morte vide strapi ai sete la sua preda, per opera della morte. In questa vittoria, quanti

Europa. Contemplando il Crocifisso impareremo ad esclamare

prendono Parte alla guerra con retta intenzione. per compiete un sacro dovere, e non già per odio, e quanti, rer ragione

con una convinzione che nulla potrà soffocare, «O Amore, tu sei l’assoluto, il solo Signore della vita e della morte», e col della guerra, patiscono rassegnati alla volontà divina, ponno avere la loro parte. Le membra combattono in unione al

l’Apostolo rallegrarci perché, «nè la morte, nè la vita, nè le

loro Capo, e col loro Capo le membra fanno conquiste. Vittoria e disfatta saranno egualmente tramutate, dalla retenza della Croce, in un trionfo spirituale; vita e morte approderanno al raggiungimento della vita che non avrà più termine. Questa vittoria della Croce è bellamente celebrata nel magniPange lingua gloriosi fico inno che comincia colle parole proelium certaminis.... e nell’altro. Vexilla regis prodeunt

cose presenti, nè quelle future, nè la forza, nè l’altezza, nè la profondità, nè altra creatura varrà a separarci dall’amore di Dio che è in Gesù Cristo Signor nostro». (Rom. VIII. - 38). III.

Conforto della Passione vittoriosa

In entrambi questi inni noi assistiamo alla trionfale pro <, Passio Christi amarissima conforta me». Ciò che considerammo dell’Amore Divino, ci conduce al

cessione della Croce ed alla solenne celebrazione della vit•

pi ade della Croce, la suprema manifestazione di quell’A toria riportata sul Calvario. Non posso far di meglio che ci.

A